SCIENZA

Nasce un sensore di luce nel cuore del Gran Sasso

Progetto da 50 milioni e nuovi posti di lavoro per lo studio della materia oscura. Il vice governatore: il soggetto attuatore è l’Istituto nazionale di fisica nucleare

L’AQUILA. Una pioggia di finanziamenti sull’Aquila e sul Gran Sasso. Cinquanta milioni di euro per gestire un progetto ambiziosissimo: lo studio e il collaudo di un prototipo attualmente prodotto solo in Giappone. Lo strumento in questione è un “sensore di luce”, un indagatore che verrà utilizzato dall’Infn per le ricerche sulla materia oscura, utilizzando il gas inerte Argon. Un prodotto con svariati campi di applicazione che, sul mercato internazionale, vale qualcosa come un miliardo e mezzo di dollari. Il centro di ricerca e di attività operativa sorgerà ad Assergi, come prevede il protocollo di intesa tra Miur, Mise, Regione Abruzzo, Università dell’Aquila e Gran Sasso Science Institute, che verrà sottoscritto lunedì, in occasione della visita ai Laboratori del Gran Sasso del ministro del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. Un’operazione guidata dal vice presidente della Regione, Giovanni Lolli.

«Il soggetto attuatore», spiega Lolli, «è l’Istituto nazionale di fisica nucleare che effettuerà una ricerca nei Laboratori dell’Infn sulla materia oscura utilizzando il gas inerte Argon. Per indagare l’Argon viene impiegato un approsito sensore di luce, prodotto attualmente solo in Giappone». Ed è proprio qui la novità: ad Assergi nascerà un laboratorio in grado di prototipizzare e produrre uno strumento, montato su silicio, molto più piccolo e performante di quello giapponese. In termini di ricadute occupazionali, si prevedono centinaia di nuovi posti di lavoro. Due i bandi annunciati da Lolli, a cui risponderanno altrettanti colossi dell’industria abruzzese: LFoundry, di Avezzano, e Walter Tosto, di Chieti. «Per la realizzazione e la produzione di questo innovativo strumento in grado di indagare la materia oscura», spiega Lolli, «verranno predisposti due appositi bandi a cui parteciperanno le abruzzesi LFoundry e Walter Tosto. Le attività produttive verranno in parte assorbite dal progetto di ricerca dell’Infn e, in parte, immesse sul mercato internazionale che conta un volume di affari pari a un miliardo e mezzo di dollari».

I campi di applicazione del sensore di luce non si limitano, infatti, solo alla ricerca, ma spaziano dalla biologia alla medicina. L’intesa è stata raggiunta assemblando più canali economici di finanziamento: 5 milioni di euro del Masterplan per l’Abruzzo, 15 milioni di euro dei fondi del post sisma, 5 milioni di euro del bando per la ricerca a favore delle aziende e una fetta di finanziamenti del Miur, non ancora quantificati, destinati alla ricerca di base. Senza contare gli investimenti privati delle aziende coinvolte nell’operazione. «È prematuro stabilire i tempi di attuazione», evidenzia Lolli, «ma le ricadute occupazionali ed economiche sul territorio avranno una portata enorme. Parliamo di un progetto da 50 milioni di euro che svilupperà, a cascata, ulteriori investimenti».

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