«Nel 2018 chiusa la partita depurazione» 

D’Alfonso: vanno cantierati e portati a termine l’80 per cento dei lavori. Io candidato? Solo se sarà necessario  

PESCARA. Il 2018 sarà l’anno dei cantieri. Così ha assicurato il presidente della Regione Luciano D’Alfonso nell’intervista di fine anno a Rete 8 nella trasmissione condotta dal direttore dell’emittente Carmine Perantuono. Ma potrebbe anche essere l’anno del passaggio del governatore dall’Aquila a Roma, da Palazzo Silone a Montecitorio (o Palazzo Madama). Sempre che gli astri della politica si allineino nella maniera giusta. Le due cose, comunque, cantieri e candidatura, non sono slegate.
Perché D’Alfonso ha tenuto a precisare che anche in caso di elezione in Parlamento (e di incarico di governo, condizione imprescindibile per lasciare l’Abruzzo) chiederebbe di continuare a seguire da governatore la Regione, e in particolare gli investimenti e le opere pubbliche. I tempi ci sarebbero, ragionano in Regione e nel partito, perché tra la proclamazione degli eletti in Parlamento, i tempi per le dimissioni dall’incarico di presidente di Regione e quelli della deliberazione della commissione parlamentare competente, potrebbero passare molti mesi, arrivando quasi a ridosso della scadenza naturale della legislatura regionale.
Ma è sul primo punto, quello dei cantieri, che D’Alfonso insiste come priorità dell’anno appena iniziato: «Nel 2018 spero che siano cantierati e conclusi l’80 per cento dei lavori dei depuratori comunali e le bonifiche delle aree fluviali e dei siti inquinati».
La partita della depurazione, ha ricordato D’Alfonso vede impegnata la Regione con un finanziamento di 300 milioni di euro. In parte per l’area Chieti-Pescara («12 milioni già in esercizio, 20 milioni da appaltare»), ma anche per l’acquedotto del Ruzzo (33 milioni), per l’Aquilano e il Sulmonese e Marsicano («50 milioni per l’approvvigionamento idrico»). C’è poi la partita delle ferrovie che non deve essere agevole, visto che D’Alfonso l’ha tematizzata con l’immagine di un tiro alla fune
«Un grande tiro alla fune», ha detto il governatore «per gli investimenti sulla ferrovia L’Aquila-Pescara, per l’ultimo miglio di collegamento della rete con il porto di Vasto, per l’infrastrutturazione ferroviaria dell’aeroporto di Pescara».
Sulla questione candidatura D’Alfonso ha, come detto, messo avanti una serie di questioni, tenendosi per sé forse la più spinosa: il destino di una legislatura sulla cui durata nessuno può fare previsioni. «Ho sempre detto che dobbiamo fare qualcosa in più affinché per l’Abruzzo torni un incarico di governo a livello nazionale per fronteggiare meglio i problemi della regione. Questo non è direttamente connesso alla mia candidatura. Se posso decidere, io dico che voglio rimanere in Abruzzo. A chi mi invita a candidarmi, dico che mi deve convincere che la candidatura possa servire all’Abruzzo, oppure la partita è chiusa, perché oggi sono impegnato a chiudere i programmi nei 17 mesi che ho davanti».
Ma D’Alfonso ha ricordato di far parte di una comunità politica dalla quale potrebbe arrivare la richiesta di un impegno a Roma. «Se dovessero chiedermi con assoluta necessità la mia candidatura la valuterei», ha risposto D’Alfonso, «a condizione che porti con sé davvero una convenienza per l’Abruzzo». La risposta dovrebbe arrivare presto, visti i tempi che Renzi ha dato ai suoi (25 gennaio) per la formazione delle liste.