«Non siamo discendenti libici»

Test del Dna per i residenti dopo l’appello di Gheddafi

ISOLE TREMITI. I residenti delle Isole Tremiti - luogo d’esilio per molti libici nel periodo in cui il paese nordafricano fu colonia italiana - si sono sottoposti a un test del Dna i cui risultati verranno comparati alla mappa genetica libica. Ciò in risposta a una richiesta del leader libico Muhammar Gheddafi che vuole rintracciare i discendenti dei suoi connazionali esiliati. E’ stato il sindaco delle Tremiti, Giuseppe Calabrese, a guidare i cittadini che si sono sottoposti all’esame del sangue. Ora che i prelievi sono stati effettuati, il sindaco ha spiegato di aver voluto rispondere spontaneamente all’appello di Gheddafi sul test del Dna. Calabrese, sottolineando l’amicizia fra le Tremiti e il popolo libico, ha invitato il colonnello a una visita sull’isola.

«Sono stati una trentina i tremitesi che, su invito mio e dell’ambasciatore libico a Roma, si sono sottoposti spontaneamente alla prova del Dna per verificare se tra loro vi fosse qualche discendente libico». Ma il risultato è negativo. Ciò è stato sottolineato dallo stesso sindaco dopo che si è diffusa la notizia dei test del Dna ai quali si sono sottoposti i residenti sulle isole per accertare la presenza di discendenti dai libici che sulle Tremiti furono portati in esilio quando il Paese africano era colonia italiana.

Dopo aver precisato che «i risultati del test sono negativi» e che sulla base di essi «non risulta vi siano discendenti libici tra i tremitesi», il sindaco ricorda che «i libici deportati alle Tremiti durante la Seconda guerra mondiale morirono dopo tempi relativamente brevi per tifo petecchiale, una malattia che avevano contratto prima di giungere qui. Quelle stesse persone», prosegue il primo cittadino, «furono poi sepolte in una fossa comune ed io, per ridare loro dignità, nel 2004 ho fatto costruire un mausoleo in loro onore. L’anno successivo il monumento fu inaugurato da rappresentanti del governo libico, col quale abbiamo legami di stretta amicizia».

Gli esami a cui si sono sottoposti gli isolani sono stati eseguiti da tecnici libici giunti sulle isole Diomedee. «E’ stato un fatto importante che avevamo il dovere di fare. E’ essenziale», ha proseguito Calabrese, «che tra Libia e Italia ci siano sempre buoni rapporti e che prevalgano amicizia e cooperazione. Da qui sono partite le prime azioni amichevoli». Qualche giorno fa, lo stesso sindaco, così come in passato Andreotti, Pisanu, Dini, Letta e Berlusconi, è stato insignito dell’onoreficenza “Al Fatha”, che viene consegnata in segno di stima e amicizia a chi si è attivato per riportare un clima di amicizia tra i due popoli. Calabrese ha auspicato una visita del leader libico alle Tremiti.