Ortona, il no al dragaggio blocca la crescita del porto 

La Regione cerca un sito alternativo all’area marina individuata dall’Ispra Ma rischia di tardare il via alla Zona economica speciale. Oggi conferenza servizi

PESCARA. Oggi in Regione si riunisce la conferenza di servizi per discutere sulla destinazione delle sabbie di dragaggio del porto di Ortona. Una destinazione già risolta dalla burocrazia, ma insabbiata dall’indecisione della politica.
L’iter si è fermato soprattutto per l’opposizione di alcuni comuni costieri teramani e del comune di Montesilvano, contrari all’immersione di 342.694 metri cubi di sabbie dragate dallo scalo ortonese in un’area individuata nel 2011 dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente). Si tratta del cosiddetto sito Abro1d, posizionato a sud est della torre del Cerrano, a una distanza di sei miglia marine, circa 12,88 chilometri (quindi oltre le tre miglia marine richieste dal decreto ministeriale 173/2016): un rettangolo di 1,8 chilometri per 5,4 chilometri a una profondità di 50 metri. Una volta terminate le operazioni, l’aggiunta di 3 centimetri di nuove sabbie (di tanto si alzerà il livello dell’area), indicate dalle analisi come “vitali”, potrebbe contribuire a rigenerare un fondale compromesso dalle attività delle piattaforme che per anni hanno operato in quella zona di mare. Questo dicono le analisi e i rilevamenti costati oltre 400mila euro.
Più convincente e forte è stata però la protesta di sindaci e ambientalisti, perché nello scorso 21 febbraio, in piena campagna elettorale, la Regione ha sospeso l’autorizzazione alla deposizione delle sabbie, dicendosi disponibile a valutare soluzioni alternative. Da qui la riunione odierna.
Il sindaco di Pineto, Robert Verrocchio, ha salutato la sospensione dichiarando salva l’area protetta del Cerrano. Il Wwf ha invitato a non abbassare la guardia. Discorde dal coro dei no il sindaco di Francavilla Antonio Luciani, che ha invece chiesto di poter utilizzare 60mila metri cubi di sabbie di Ortona classificate A1 per il ripascimento delle sue spiagge e 200mila metri cubi di sedimenti A2 per il mare antistante la costa, come effetto anti-erosivo. Per Antonio Nervegna ed Euclide Di Pretoro, già consulenti del comune di Ortona per il porto e fondatori del corso di logistica portuale che da 4 anni anno si svolge al Nautico Acciaiuoli di Ortona, il blocco del dragaggio «rischia di inficiare la realizzazione di un’opera fondamentale per lo sviluppo sostenibile della regione». «Il progetto di dragaggio», spiegano Nervegna e Di Pretoro, «ha seguito tutto l’iter delle leggi vigenti. L’Arta, agenzia pubblica, ha analizzato le sabbie dei fondali del porto, “granello per granello”, classificandole secondo le tabelle nazionali, le più severe d’Europa. E ci sono tutte le autorizzazioni; si tratta, per una parte delle sabbie, di essere prelevate da un luogo già immerse in acqua e spostate in una località molto distante dalla costa individuate come ottimale dall’Ispra». Tutta l’attività di indagine è stata effettuata dal laboratorio Ambiente e Sicurezza srl di Messina e dall’università di Messina e dal laboratorio Thetis di Venezia. L’Arta ha validato le successive analisi e i relativi esiti definendo le sabbie con la qualifica “Good”. Ma non è bastato.
«La Regione, in un incontro al quale non sono stati invitati l’amministrazione Comunale di Ortona, l’Autorità Marittima e di quella di Sistema Portuale», dicono Nervegna e Di Pretoro, «ha proposto una irrealizzabile individuazione di un nuovo sito a terra dove collocare le sabbie. Anche se ciò fosse possibile significa inficiare i termini dell’attuale appalto: quindi nuove analisi, nuovo progetto e nuova gara e la perdita dei 9,35 milioni di euro della comunità europea», perché quella spesa andrebbe rendicontata entro il 31 dicembre 2018. Va detto che il direttore generale della Regione Vincenzo Rivera ha sostenuto che i fondi non sono in pericolo. Resta il fatto che la ditta che ha vinto l’appalto si sente danneggiata e si sta preparando al contenzioso. Lo stesso sta facendo il comune di Ortona. Nel frattempo, con il porto insabbiato, rischia di non decollare la Zes abruzzese, la Zona economica speciale, che proprio nel porto di Ortona vede il suo volano.
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