Papi arriva dal Senegal: stivali e t-shirt porta i soldi a casa all’alba di ogni giorno

Si fa chiamare Papi, perché il suo nome sarebbe troppo complicato da dire e da scrivere da queste parti. «Mica vorrai vedere i documenti?», chiede sorridendo a chi vuole saperne di più. Il pizzetto...

Si fa chiamare Papi, perché il suo nome sarebbe troppo complicato da dire e da scrivere da queste parti. «Mica vorrai vedere i documenti?», chiede sorridendo a chi vuole saperne di più. Il pizzetto lo fa assomigliare a Ben Harper, ma la pelle è più scura. Trentasei anni da compiere, Papi ha lasciato il Senegal cinque anni fa ed è arrivato in aereo a Roma, lavorando quasi sempre da queste parti, poi con il progetto del mercato ittico a Montesilvano. Un insediamento dei pescatori che arriva a margine di oltre vent’anni di battaglie politiche e legali. Così Papi si ritrova sulla spiaggia al mattino, a battere le reti col martello fino a quando ce n’è. Gli stivali sono un tutt’uno con la sua salopette verde che sovrasta una t- shirt gialla.

Lo sguardo sereno come se nelle sue vene scorresse acqua di mare, ma la consapevolezza di fare un mestiere duro che in pochi vogliono ancora fare. Sulla spiaggia si vedono alcuni suoi connazionali, altri vengono dall’Africa mediterranea.

Il fatto di essere chiamati a giornata li rende potenzialmente più esposti ai rischi del mercato del pesce: se c’è lavoro si lavora, altrimenti bisogna inventarsi qualcos’altro per riempire la giornata e lo stomaco. D’estate forse è tutto più facile, i turisti creano maggiore movimento tra i box, anche se la differenza la fa sempre l’esito della pesca. (fab.i.)