Passa la legge blocca-convenzione

Sanità, stop all’accreditamento se il privato non paga stipendi per tre mesi.

L’AQUILA. E’ stato un match a due tra l’opposizione e la giunta. Perché sulla legge che blocca gli accreditamenti alle cliniche private che non pagano gli stipendi ai dipendenti, i consiglieri di maggioranza sono rimasti silenziosi, limitandosi a votare e ad approvare la norma.
Il capogruppo Gianfranco Giuliante ha preso la parola solo per la dichiarazione di voto. La maggioranza ha parlato soprattutto per bocca dell’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni e del presidente Gianni Chiodi. Per l’intera discussione Giuliante è rimasto in silenzio. L’ex governatore Del Turco parlava di malpancismo quando vedeva i suoi consiglieri votare di malavoglia certi provvedimenti che la giunta portava in aula. Il malpancismo era evidente ieri tra i banchi.

E già prima dell’inizio della seduta c’era perplessità sui tempi dei lavori. Da un lato per la delicatezza del provvedimento, dall’altro perché questo è il primo consiglio regionale dopo le polemiche delle settimane scorse tra Giuliante e la componente forzista del Pdl. Giuliante è probabilmente un capogruppo a termine. Nel Pdl si dice che verrà sostituito dopo le elezioni provinciali. E ieri in aula si notava un attivissimo Ricardo Chiavaroli pronto a richiamare i consiglieri al voto o a lanciare l’applauso durante gli interventi di Chiodi o Venturoni.

Ma nonostante i mal di pancia, la legge voluta dall’assessore è passata. Un articolo unico, emendato dallo stesso Venturoni durante una lunga e tormentata interruzione. La norma modifica l’articolo 7 della legge 32 del 2007 e in sostanza dà tre mesi di tempo al gruppo Villa Pini (la legge naturalmente non è ad personam, stabilisce un principio generale) per mettersi in regola, con stipendi e contributi, se non vuole vedere dapprima sospesa e successivamente cancellata la convenzione con la Regione.

La legge, approvata di fronte a una platea molto composta ma preoccupata di dipendenti del gruppo Villa Pini, da sette mesi senza stipendio, stabilisce che ai privati accreditati verso i quali la Direzione sanità regionale accerti «una situazione di irregolarità nell’adempimento agli obblighi contributivi e retributivi nei confronti del personale» di almeno «tre mensilità consecutive», sono «automaticamente sospesi» dalla giunta regionale «l’accreditamento istituzionale o quello predefinitivo».

La sospensione resta in vigore fino all’eventuale regolarizzazione dei versamenti. Se questo non avviene entro sei mesi dall’accertamento della irregolarità, l’accreditamento viene automaticamente revocato dalla giunta regionale. Come conseguenza della revoca, la struttura privata non potrà erogare prestazioni per conto del servizio sanitario ad eccezione dei pazienti già ricoverati.

Questi ultimi però, in base alla nuove legge, verranno trasferiti ad un’altra struttura privata o pubblica accreditata entro 90 giorni dalla sospensione, sulla base di un programma predisposto dalla giunta regionale.
Nel suo intervento Venturoni ha sottolineato la necessità «di riorganizzare la sanità abruzzese e definire i compiti del pubblico e del privato. In questo processo», ha detto Venturoni «vanno ridefinite anche le regole. La sanità privata ha causato buchi di bilancio alla Regione perchè ci sono state regole non applicate e budget mai rispettati. La soluzione è nel fatto che l’imprenditore privato abbia diritti e doveri. Finora», ha aggiunto l’assessore «i diritti hanno straripato in abusi che questa giunta non tollererà mai più».

Alle perplessità dell’opposizione sul destino dei dipendenti in caso di cancellazione dell’accreditamento, Venturoni ha assicurato che «il processo di sospensione permette entro 90 giorni di far sì che il datore di lavoro si metta a posto, altrimenti la giunta fa un programma per la ricollocazione dei pazienti e del personale, perché queste sono attività necessario che devono svolgersi e la Regione non può assumere personale nuovo».

Anche l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è uno strumento utile da applicare, ha aggiunto Venturoni, «se a oggi non è mai avvenuto è perché abbiamo creduto nella riconversione industriale dell’azienda e nell’impegno preciso preso dall’azienda di pagare i dipendenti».
Secondo Gianni Chiodi che ieri ha avuto anche un lungo confronto con i dipendenti durante una pausa dei lavori, «questa legge ha il compito di disegnare un percorso più chiaro sanzionatorio nei confronti di chi non rispetta le regole.

Per il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro, quella approvata è una «legge-fuga», con cui la giunta «sfugge dalle proprie responsabilità». D’Alessandro ha accusato la giunta di aver fatto passare troppi mesi lasciando inapplicata una legge già in vigore (quella modificata dalla norma approvata ieri) che prevede la revoca dell’accreditamento a chi viola il contratto nazionale di lavoro. Critico il capogruppo di Rifondazione Maurizio Acerbo secondo cui l’unica strada è che la Regione chieda al prefetto di commissariare Villa Pini. Per Antonio Saia (Comunisti italiani) resta irrisolto il problema dei pazienti e dei lavoratori. E Carlo Costantini (Idv) è infine sbottato: «Questa è una gara tra azzeccagarbugli».