Pescara, ristrutturazione ospedaletruffa, falso e corruzione: 5 arresti

Le misure a carico di un funzionario Asl, Franco D'Intino (foto), due direttore dei lavori, un imprenditore e il responsabile del cantiere

PESCARA. Spese "gonfiate oltre misura" in un appalto passato, grazie a una variante d'opera, da tre a sette milioni di euro. Con accuse che vanno dalla corruzione, alla  truffa aggravata in danno dello Stato al falso, la squadra mobile di Pescara, guidata dal vice questore Nicola Zupo, ha arrestato questa mattina cinque persone: nell'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Gennaro Varone, risulta indagato anche in direttore generale della Asl Claudio D'Amario.

I lavori finiti nel mirino degli investigatori sono quelli per la ristrutturazione del reparto materno-infantile dell'ospedale Spirito Santo di Pescara, un'opera a lungo attesa, appaltata nel 2007.

All'alba la polizia ha eseguito le misure cautelari disposte dal gip del tribunale Guido Campli, con perquisizioni condotte anche negli uffici della direzione generale della Asl e nella casa dello stesso D'Amario.

In carcere sono finiti Franco D'Intino, 59 anni, funzionario della Asl e responsabile unico dei lavori, un imprenditore della provincia di Foggia, e Giacomo Piscitelli, di 58 anni, di Barletta, responsabile del cantiere.

Ai domiciliari ci sono, invece, Alfonso Colliva, di Pescara, di 51 anni, e Damiana Bugiani, di 52 anni di Pescara, due liberi professionisti che si sono succeduti come direttori dei lavori nell'appalto sotto accusa.

A far scattare le indagini è stata la denuncia di un imprenditore che si era aggiudicato l'appalto, grazie a un'associazione temporanea d'imprese.

L'imprenditore arrestato - ha spiegato Zupo - dettava legge per l'appalto, stabiliva i costi,
si occupava direttamente della contabilità che poi veniva solo firmata dai direttori dei lavori. In cambio, il funzionario della Asl avrebbe beneficiato gratuitamente della ristrutturazione del bagno di casa e della sistemazione di alcuni infissi, fatturati alla Asl. I due direttori dei lavori, invece, avrebbero avuto  come contropartita parcelle di "decine di migliaia di euro"  in cambio di lavoro non svolto.

Le indagini, basate su una serie di documenti e su una grossa mole di intercettazioni, non si sono ancora concluse.