Petrucci: il Coni non può punire Aracu

Il presidente replica all’ex moglie del parlamentare: è indagato, non condannato.

PESCARA. Maria Maurizio mette a verbale le accuse nei confronti dell’ex marito Sabatino Aracu, ma intanto il presidente del Coni Gianni Petrucci, in una lettera indirizzata alla donna, testimone chiave di Sanitopoli, e per conoscenza alla procura di Pescara, rassicura sui controlli effettuati dall’Ente e conclude: il parlamentare del Pdl è un indagato, non un condannato, per cui resta presidente della Federazione nazionale (oltre che mondiale) di hockey e pattinaggio.

Una risposta che ha spinto la Maurizio a riprendere carta e penna e a scrivere di nuovo a Petrucci, accusandolo d’inerzia e sollecitando chiarimenti. L’ex signora Aracu ha inviato la raccomandata anche ai componenti della giunta del Coni e al procuratore Nicola Trifuoggi.
Scrive il numero 1 del Coni nella missiva: «Abbiamo effettuato tutte le verifiche necessarie sulla gestione della Federazione da parte del presidente Aracu e dagli esiti delle ispezioni non sono emersi elementi sufficienti che allo stato possano farci adottare provvedimenti verso la Federazione e il suo presidente».

La Maurizio aveva chiesto perché l’ex marito, indagato in Sanitopoli per associazione per delinquere e concussione e al quale sono stati sequestrati un attico e 4 quadri d’autore, fosse ancora alla guida dell’Ente sportivo nonostante che con due memorie, del 21 maggio e 15 giugno 2009, lei stessa avesse segnalato «una serie di condotte anomale» nell’ambito delle attività in federazione. La signora, che anche in questa vicenda è assistita dall’avvocato Francesco Silvestri, sarebbe stata sentita in questi giorni dalla Finanza proprio sulle spese sostenute da Aracu, un filone di indagini stralciato da Sanitopoli.

Nei memoriali, davanti ai pm e nelle lettere, compresa l’ultima di pochi giorni fa, la Maurizio ha ribadito che Aracu avrebbe utilizzato per scopi personali un appartamento di 200 metri quadrati a Roma, in via dei Maroniti, messo a disposizione per finalità istituzionali; che avrebbe usato per esigenze personali auto blu e autista, nonché la carta di credito della federazione, a partire dalle spese per la festa di compleanno della stessa Maurizio; che avrebbe acquistato oggetti preziosi camuffandoli come portachiavi, distintivi e penne da dare in omaggio per conto del Coni. Accuse tutte da provare.

«Il Coni ha immediatamente interessato le autorità competenti affinché compissero gli atti di loro spettanza», scrive Petrucci nella lettera, in cui precisa che «la circostanza per cui un presidente federale è indagato non implica di per sè né la decadenza dello stesso dall’incarico né il commissariamento della Federazione: è noto che lo status di indagato (anche se nel corso delle indagini sono state disposte misure cautelari di tipo patrimoniale) non è analogo allo status di condannato. Peraltro, non sono state adottate a carico dell’Aracu misure di carattere personale che gli possano impedire di esplicare il mandato presidenziale. Sicché né al sottoscritto né al Coni possono essere addebitati comportamenti inerti né responsabilità ad alcun titolo».

La Maurizio aveva poi invitato Petrucci a smentire «quanto dal signor Aracu dichiarato sul suo conto» e cioè che il parlamentare più volte avrebbe affermato di sentirsi al riparo da provvedimenti disciplinari o sanzionatori, perché altrimenti «avrebbe reso pubblici fatti e comportamenti da lei (Petrucci, ndr) posti in essere di indubbia gravità». Il presidente del Coni ha risposto di non avere «ragioni di debito di alcun genere verso Aracu».
Il 18 giugno 2009, la giunta del Coni aveva deciso di trasmettere le carte della Federpattinaggio alla procura di Pescara e alla Corte dei conti, ritenendolo un «atto dovuto». Nei giorni seguenti, con una lettera ai pm, Aracu avrebbe fornito spiegazioni, dichiarandosi disponibile a chiarire i propri conti con il Coni.