Piccole e medie imprese fuori dal Patto

Confartigianato, Confesercenti e Cna lasciano. Chiodi: ripensateci

PESCARA. «Annunciamo la nostra autosospensione dal Patto per lo sviluppo perché è stato utile solo per fare chiacchiere, ma i fatti non si sono visti. La Regione lo ha svuotato del suo contenuto e la collaborazione non è più possibile». Con queste parole i presidenti regionali di Cna, Confartigianato e Confesercenti annunciano il ritiro dallo strumento collettivo di cui l'Abruzzo si è dotato per il rilancio economico e che così rischia invece di arenarsi. Una decisione che il governatore Gianni Chiodi spera venga rivista.

«Spero in un ripensamento che non significhi però il voler riproporre vecchi modelli concertativi che ormai non sono più adeguati alla realtà», è la risposta che invia il presidente della Regione alle associazioni di categoria.

Ma se una delle caratteristiche essenziali del Patto è la concertazione, Italo Lupo, Angelo Taffo e Beniamino Orfanelli, rispettivamente presidenti di Cna (la Confederazione dell'Artigianato e della Piccola e media impresa), Confartigianato e Confesercenti, evidenziano come proprio il gioco di squadra sia venuto a mancare a causa di una Regione «inadempiente». A supportare le affermazioni dei presidenti, ci sono anche i direttori regionali delle tre sigle, Graziano Di Costanzo, Daniele Giangiulli ed Enzo Giammarino.

I MOTIVI.
«Abbiamo sottoscritto il Patto con senso di responsabilità e coraggio», evidenziano le associazioni di categoria, «per gestire, insieme, non solo le emergenze dell'Abruzzo, ma per programmare in termini innovativi gli strumenti che consentissero alle imprese di uscire più rapidamente da una crisi durissima. I risultati, però, non ci sono. Tutto», aggiungono, «mentre la riforma sui Consorzi fidi subisce rallentamenti inaccettabili e forzature irresponsabili».

«L'incontro con il governo nazionale», spiegano infatti Lupo, Taffo e Orfanelli, «non ha prodotto risultati, a cominciare dallo sblocco dei fondi Fas. Il bilancio della Regione, inoltre, continua a essere scritto senza alcun coinvolgimento delle parti sociali ed anzi alle imprese, per il terzo anno consecutivo, non viene destinata alcuna risorsa».

IL CREDITO.
Le associazioni tornano a parlare anche del problema dell'accesso al credito: «La stretta creditizia è una delle cause principali della crisi, ma ai Consorzi fidi si continua a negare, nonostante le promesse, il supporto istituzionale della Regione, che altrove invece viene garantito. Le risorse stanziate sono insufficienti, con il risultato che sulle strutture di garanzia si scaricano i costi di una crisi che sta cancellando migliaia di piccole imprese».

Le associazioni, che non escludono proteste eclatanti, si dicono pronte a tornare sui propri passi solo nel caso in cui la Regione «annulli e, di conseguenza, rimoduli il Fondo unico per le attività produttive, destinando quei 19 milioni alle imprese».

CHIODI.
«Il Patto per lo sviluppo non è la riproposizione del vecchio tavolo della concertazione dove si distribuivano alle corporazioni risorse che, per la verità, neppure c'erano ipotecando, attraverso la spesa pubblica in deficit, il futuro dei giovani abruzzesi», manda a loro dire Chiodi, «il mondo è cambiato e lo stesso Governo Monti sta tentando di correggere questa anomalia che contraddistingue l'Italia. Oggi la novità», continua, «è l'esplicita ammissione da parte dei governi nazionali e regionali che i soldi pubblici sono ridotti al lumicino. Non si può pensare di tassare ulteriormente i cittadini o indebitarci di più sottraendo definitivamente il futuro ai giovani abruzzesi».

CONFAPI.
«Quella di Cna, Confartigianato e Confesercenti è una forzatura», commenta Italo Ferrante, presidente regionale di Confapi, altro soggetto del Patto: «Rispetto le opinioni di tutti, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di tirarci indietro, né vogliamo fare cagnara. Potevano consultare gli altri», conclude, «i problemi ci sono, ma la battaglia va fatta, insieme, contro le banche».

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