Piste ciclabili, l’Abruzzo resta indietro

La legge sulla mobilità entra in vigore ma detta solo gli indirizzi. E sul tracciato della costa ci sono ancora solo progetti

PESCARA. Il cicloturismo è in crescita in tutta Italia, ma in Abruzzo la strada da percorrere è ancora molta. Piste ciclabili, percorsi, strutture adeguate a questo tipo di turismo ambientale non sono all’altezza, dove esistono. E questo malgrado le ideali e naturali prerogative dell’Abruzzo verso questo tipo di offerta.

Ieri è entrata in vigore la legge regionale sulla modalità ciclistica che prevede una serie di adempimenti per Regione, Comuni e Province a favore dei ciclisti e che incentiva quindi l’impiego delle due ruote: un piccolo passo avanti per lo sviluppo della mobilità ciclistica, come commenta il Coordinamento ciclabili abruzzo teramano (Ccat). Di fatto tuttavia si tratta di una norma di principio, di indirizzo, poiché non ha copertura finanziaria. «La legge», continua il Coordinamento, «negli oltre due anni che sono passati dalla sua presentazione all’approvazione, ha perso gran parte della sua efficacia, ci aspettiamo adesso che la Regione per prima approvi il piano regionale della mobilità ciclistica, seguita dalle Province, che prima della loro probabile abolizione potranno, con pochissima spesa, creare strumenti di pianificazione che saranno di riferimento per i comuni».

Se non è proprio un’occasione persa, è l’ennesima partenza in ritardo per questo Abruzzo che ha bisogno di poter contare da subito su qualcosa di concreto.

A parte gli atti di indirizzo che dà la nuova legge (vedi tabella a destra), sulle piste ciclabili si fa esclusivamente perno... sui fondi Fas, una parte dei quali già assegnata. Ad esempio, alla Provincia di Chieti sono previsti circa 14 milioni di euro per rilevare l’ex tracciato ferroviario della Costa teatina e realizzarci il progetto della “Via Verde” da San Salvo a Ortona, tra mare e colline. Alla Provincia di Teramo, invece, toccherebbero 5milioni 93mila euro per finanziare sia la pista ciclabile Teramo-Giulianova, sia per completare il corridoio adriatico Martinsicuro-Silvi che si andrebbe a ricollegare con Pescara e quindi la Via Verde. Il fatto è che, dopo rapidi calcoli, alla Provincia di Teramo si è scoperto che soltanto per costruire il ponte ciclabile sul Vomano si spenderebbero 2,3 milioni di euro e che quello che avanza non basterebbe a realizzare tutti i due progetti. Occorrerebbe scegliere, fare in fretta, fissare una priorità e nell’”imbarazzo della scelta” si è preferito tornare a bussare di nuovo ai Fas in modo da non scontentare nessuno. Risultato, dai fondi della sezione turismo, sono stati attinti altri 8,2 milioni di euro che dovrebbero consentire un domani di costruire i ponti - compreso quello sul Piomba tra Silvi e Città Sant’Angelo - e completare quindi tutte le piste ciclabili nelle Province di Chieti, Teramo e Pescara.

Quando la scorsa estate abbiamo percorso in bici il corridoio adriatico da Martinsicuro a Pescara, trovammo un tragitto naturale bellissimo, ma ad ostacoli, pericoloso e sganciato da ogni seria proposta di rete ciclabile. A questo punto, considerato che ad aprile si parla ancora di progetti, è molto probabile che anche per la prossima estate l’Abruzzo perda la possibilità di inserirsi nel florido mercato del cicloturismo.

L’alternativa sarebbe quella di prendere il treno per i brevi spostamenti: caricare la bici sui vagoni e riprenderle quando arriviamo. Un’opportunità che già molte regioni offrono d’estate raccogliendo grandi consensi. E in Abruzzo? Si era parlato della necessità di stipulare una convenzione con Trenitalia che consentisse il trasporto gratuito delle biciclette sui treni. L’assessore regionale ai Trasporti Giandonato Morra era tra i fautori di questa iniziativa, della quale non si è più saputo nulla. «È ora che nelle città abruzzesi si passi dai proclami agli interventi concreti», chiedono i ciclisti del Coordinamento.

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