ABRUZZO

Ponte crollato, Strada dei Parchi: la concessione si può revocare a patto che...

Il vice presidente della concessionaria delle autostrade A24 e A25:  "Interventi per la messa in sicurezza fermi a metà perché il governo non sblocca fondi, ma non c'è alcun pericolo".

L'intervista completa sul Centro in edicola oggi (venerdì 17)

PESCARA. «Chiariamo una cosa: se le autostrade A24 e A25 fossero pericolose, non sarebbero aperte. C'è in gioco la responsabilità del concessionario, e del governo che vigila. C'è un costante monitoraggio, anche straordinario, vista la sismicità dell'area, in particolare su tutti i viadotti». Così Mauro Fabris, vicepresidente di Strada Dei Parchi, la spa che gestisce le A24 e A25 di Lazio e Abruzzo, sullo stato delle due arterie al centro del braccio di ferro tra la concessionaria e il ministero delle Infrastrutture sulla erogazione di fondi necessari per la messa in sicurezza di tratti, strategici in caso di calamità naturali. L'intervento si è fermato a metà per lo stop ai fondi.

Sdp spa del gruppo industriale dell'imprenditore abruzzese Carlo Toto, è al centro delle polemiche anche per il caro-tariffe con un gruppo di sindaci laziali e abruzzesi che dai primi di gennaio protestano per l'aumento, di circa il 13 per cento, scattato ad inizio 2018. Tanti chiarimenti richiesti, scarse le risposte. E i lavori sono stati avviati con fondi del ministero.

Fabris, dopo la tragedia di Genova, smentisce l'allarme lanciato da fonti tecniche interne alla stessa Strada dei Parchi, sulle condizioni di pericolo rappresentato da molti piloni che sostengono i viadotti delle autostrade abruzzesi che non sarebbero sicuri, soprattutto da Pietrasecca a Roma: perché da anni sarebbero pieni di acqua quindi interessati da pericolose infiltrazioni. Proprio per questo, sarebbe urgente lo svuotamento, poi effettuare prove di carotaggio per verificare stato e stabilità al fine di programmare interventi ad hoc.

«Le autostrade A24 e A25 sono in una situazione diversa rispetto al tratto autostradale di Genova interessato dal tragico crollo: nel senso che sono opere più tradizionali rispetto a quella molto più complessa del ponte Morandi», continua l'ex parlamentare del Pdl il quale tiene soprattutto a sottolineare che «sulla A24 e A25 le attività di controllo e monitoraggio sono condotte secondo gli standard e le norme previste dalle leggi, in maniera continuativa. A24-A25 è un'infrastruttura ritenuta strategica dalla Protezione civile, e c'è dunque un'attività ulteriore e supplementare di monitoraggio e controllo, visto che è stata sollecitata negli ultimi anni da decine migliaia di eventi sismici». «Noi siamo una realtà - aggiunge Fabris - tra le poche in Italia che hanno realizzato il piano intervento di messa in sicurezza al 104 per cento rispetto a quanto previsto dal contratto sottoscritto con lo Stato, parliamo di 700 milioni spesi dal 2009 ad oggi».

Sulla revoca per inadempienze che il governo ha detto che vuole attuare nei confronti di Autostrade dopo il crollo del ponte dell'A10, Fabris appare possibilista ma allo stesso prudente: «Non ho le conoscenze che può avere il governo per stabilire tutto questo, so solo che le indagini non sono ancora partite, come pure le verifiche tecniche, consiglierei davvero di capire prima che cosa è successo, più che avviare la caccia al colpevole. Una concessione si può revocare in caso di gravi inadempienze, ma queste vanno ovviamente stabilite».

«Per quanto riguarda i pedaggi, va chiarito che noi siamo l'unica concessionaria che avendo fatto la gara europea versa allo Stato il 57% degli incassi, mentre solo il 43% resta al concessionario, che deve garantire il servizio, la manutenzione, la sicurezza e tutto quanto è necessario», ha puntualizzato Fabris, secondo quanto riporta una nota. «Tuttavia, per quanto prescritto dalle norme, per quanto certificato dal Ministero delle Infrastrutture, per quanto rilevato dai tecnici, A24 e A25 sono oggi in assoluta sicurezza, ma se lo Stato non ci approva lo sblocco dei fondi e il nuovo PEF previsto dalla legge 228 del 2012, approvata dopo il terremoto - aggiunge -, siamo inevitabilmente preoccupati per il futuro».

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