Quadri, scarpe e mobili di valore

La mania del collezionismo in quel deposito strapieno di viale della Liberazione

CHIETI. Quadri, scarpe, mobili, vestiti e altro ancora: tutto di valore. Se non fosse per quest’ultimo particolare - il valore - la coazione ad accumulare oggetti che emerge dal sequestro dei beni di Vincenzo Angelini avrebbe un nome. Compulsive hoarding syndrome, sindrome da ammassamento compulsivo, la chiamano gli inglesi. In italiano, disposofobia. E’ un bisogno ossessivo di acquisire (senza utilizzare né buttare via) una notevole quantità di beni, anche se gli elementi sono inutili, pericolosi, o insalubri. Un’attrice come Lindsay Lohan, nota per le sue stravaganze, ha anche questa eccentricità.

Ma nei casi clinici di disposofobia a essere ossessivamente accumulati sono oggetti di poco valore quando non anche semplice spazzatura. Non è il caso del tesoro svelato, ieri mattina, nel desposito di viale della Liberazione a Chieti. Le immagini di questa scoperta rimandano, piuttosto, a un’ossessione classificatoria che si intreccia, a volte, con la mania collezionistica. Torna in mente «La biblioteca di Babele», il racconto di Finzioni in cui Borges immagina l’inimmaginabile per un amante della letteratura: una biblioteca illimitata, contenente tutti i libri, per sfuggire alla condanna umana della finitezza.

E allora il pieno soffocante di tutta quella merce, che circonda l’uomo seduto su un divanetto con un cellulare attaccato all’orecchio, è forse anche e solo il balbettante esorcismo con cui si cerca di sfuggire al banale e terrificante vuoto che, a volte, è l’esito del libro della vita.