Lavoro / L'inchiesta

Quella lunga scia di sangue che nei campi si può fermare 

Gli infortuni si ripetono ogni anno, eppure basterebbe modificare o sostituire i trattori per evitarli. Che cosa fare: dai corsi alle domande (entro dicembre) per il patentino

PESCARA. Se nei campi si utilizzassero trattori più sicuri, si dimezzerebbero in un colpo solo tutte le vittime sul lavoro. Nel 2013, sul piano nazionale, quasi la metà delle morti bianche sono avvenute in agricoltura, a causa della cattiva gestione di mezzi e strumenti. Un loro corretto utilizzo avrebbe salvato la vita di quasi 208 lavoratori. Duecentotto vite che troppo spesso nelle cronache passano per vittime di “secondo piano” a causa proprio della alta frequenza con cui si ripetono gli incidenti. E’ così ogni anno, stagione dopo stagione. Ma il loro numero è tanto enorme quanto unico fra i tanti settori produttivi.
E l’Abruzzo non sfugge a questo fenomeno fatto di terra e sangue: basti pensare che l’anno scorso ci sono state 14.629 denunce di infortunio delle quali 1.541 provenienti dai campi. All’apparenza un buon risultato se si confrontano i dati con quelli del 2012: 1.927 denunce di infortuni agricoli su 18.325 casi. Ma quali sono i fattori che influenzano questo fenomeno?

MEZZI E STRUMENTI
Tra settembre e ottobre 2017, in Abruzzo, tre sono state le morti nei campi. Circostanze differenti con un solo punto in comune: il ribaltamento del trattore sul quale le vittime si trovavano. Nel 2016, su 318 casi di infortuni nei campi, 146 sono dovuti al trattore.
E in Abruzzo, regione in larga parte montuosa, il problema naturalmente si allarga e affonda le proprie radici in coloro i quali si improvvisano agricoltori, pur non possedendo competenze e conoscenze in merito. Un problema che, secondo l’esperto in corsi di formazione per la sicurezza sul lavoro Luca Di Giandomenico, è stato solo in parte risolto dalla patente per l’utilizzo dei trattori, introdotta dal decreto legislativo del 2008 ed entrata in vigore nel 2013: «A primo impatto, il decreto ha generato un terremoto fra gli agricoltori. Poi è cresciuta la consapevolezza», dice Di Giandomenico, «ad oggi, chi già da due anni svolte attività sui trattori e lo dimostra con un’autocertificazione, necessita soltanto del corso d’aggiornamento, questo ha placato gli animi e ha consentito comunque di lavorare in maggiore sicurezza». Per mettersi in regola con il patentino c’è stata un’ennesima deroga con scadenza fissata al 31 dicembre di quest’anno.

leggi anche: Come i trattori diventano più sicuri Barre d’acciaio, cinture di sicurezza e la gabbia anti-schiacciamento

Di Giandomenico tiene a precisare che il processo di formazione è stato agevolato anche dai bandi Inail. Il più rilevante, quello del 2015, che ha visto la partecipazione di 700 abruzzesi: 400 però le domande accolte. «L’Abruzzo è stata la regione con più partecipanti, questo è un dato importante che dimostra il buon lavoro svolto». Il processo di consapevolezza dei pericoli sul posto di lavoro ha visto due fasi: la prima di divulgazione, con a capo gli organi pubblici e le associazioni di categoria, con la quale è cresciuta l’informazione fra tutte le aziende agricole. La seconda fase è stata di formazione. Sono esauriti gli incontri serali di una/due ore, che ben poco potevano trasmettere ai lavoratori. Di Giandomenico riferisce che oggi vengono svolti corsi pratici: primo soccorso e antincendio su tutti.
Per Camillo D’Angelo, presidente della Copagri, i risultati positivi sono frutto della partecipazione di tutti: istituzioni, aziende e singoli agricoltori: «I miglioramenti non sono fortuiti, si sta lavorando bene».

Giulio Federici (nella foto sopra), direttore Coldiretti Abruzzo, è del parere che ci sia comunque molto da fare: «È necessario insistere con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l’innovazione tecnologica e la formazione, che sappiano accompagnare le imprese nello sforzo di prevenzione».
 

CHI RISCHIA
Secondo Bruno Petrei della Coldiretti l’agricoltura merita un discorso diverso rispetto gli altri ambiti lavorativi: «La sicurezza dev’essere maggiore, la grossa percentuale di vittime può essere riassunta in due tipologie: soggetti che non svolgono quotidianamente attività agricola, ma solo come hobby o secondo lavoro e gli anziani, come evidenziano gli ultimi fatti di cronaca».
La costante, in ogni caso, è la stessa: l’eccessiva sicurezza dei propri mezzi. Di uguale opinione è Di Giandomenico, che fa notare: «Con l’avanzare dell’età i riflessi diminuiscono e bisogna prestare più attenzione».

Tema ripreso dal coordinatore Cia di Chieti-Pescara Giuseppe Torricella (foto sopra): «Spesso ciò che ruba una vita è la negligenza. Dieci anni fa nessun mezzo era sicuro, oggi le cose stanno cambiando in meglio. Ma il processo tecnologico e l’introduzione della cinta di sicurezza, della sbarra di protezione o dei rivestimenti anti-scottature non possono, da soli, rendere i lavoratori illesi. Bisogna saperli utilizzare, e questo non è facile come si pensa ».
 

CAPORALATO E NEGLIGENZA
L’Istat dice che l’agricoltura è fra i settori con il più alto tasso di lavoro irregolare. Una percentuale pari al 43%. Il caporalato affligge anche l’Abruzzo e si ripercuote sugli operai e sulla loro sicurezza. Un fenomeno che per lungo tempo ha preso il sopravvento, tanto da spingere la Regione Abruzzo a costituire un osservatorio che monitora la situazione. Gli ultimi fermati risalgono a settembre, quando nel Fucino i carabinieri hanno esaminato 140 operai: 61 sono risultati irregolari e 15 in nero, fra i quali 3 clandestini. Secondo Petrei tuttavia si tratta in larga parte non di caporalato «ma di disattenzione o negligenza degli imprenditori che non assicurano i lavoratori».
 

I CONTROLLI
Le ispezioni occasionali di un tempo hanno lasciato spazio ad un processo di monitoraggio continuo. Lo spiega Petrei: «Oggi esiste un sistema informatico che funziona in maniera costante. I dati Agea, quelli Inps e quelli comunitari, come tutti gli altri dati, vengono incrociati ed è più facile scoprire difformità».
Secondo Petrei, l’introduzione del Comitato sicurezza e prevenzione sul lavoro, nel quale partecipazione Inps, Inail, associazioni lavorative ed altri enti, sia in ambito regionale che nazionale, è stato determinante: «Lavora molto bene, vengono posti degli obiettivi da raggiungere entro un periodo di tempo. I risultati sono evidenti, specie in ambito agricolo ed edile».
 

OCCUPAZIONE E CESSIONE
DEI TERRENI
I dati sugli infortuni mostrano un miglioramento tra il 2008 e il 2016. Ciò nonostante devono essere presi in considerazione altri fattori: la diminuzione del tasso di occupazione nel mondo agricolo. E c’è un altro dato che imperversa: l’acquisizione sempre più frequente da parte dei latifondisti dei piccoli terreni divenuti improduttivi e difficilmente coltivabili. Ciò comporta un’estensione della sicurezza, considerando la disponibilità economica a disposizione.