Sanitopoli, confermata a Del Turco la condanna di induzione indebita

La Cassazione conferma la sentenza d’Appello sulla dazione di denaro, ma annulla e rimanda a nuovo processo l’associazione a delinquere. Trifuoggi: «Condanna definitiva». L'ex governatore: «Schizzi da una montagna di fango»

ROMA. Condanna confermata per il reato di induzione indebita. Processo d’appello da rifare per l’associazione a delinquere. Non si chiude la vicenda della sanitopoli abruzzese per l’ex governatore Ottaviano Del Turco. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato parte della sentenza d’appello emessa dai magistrati dell’Aquila, rinviando ai giudici di Perugia per un nuovo processo di secondo grado che oltre a riesaminare la questione del reato associativo dovranno determinare la pena e le statuizioni civili relative al reato di induzione indebita. La Suprema Corte ha dunque annullato con rinvio la condanna d'appello in relazione all'accusa più pesante, quella di associazione a delinquere.

leggi anche: Del Turco, i perché della condanna: "La foto delle mele è credibile". Le motivazioni in versione integrale Anche per la corte d'Appello dell'Aquila il testa Angelini è credibile e le prove concordano con le "argomentazioni di logica". Ma l'ex governatore sottolinea: "Hanno ritenuto insussistenti ben 23 episodi su 27. È una sentenza di assoluzione travestita da sentenza di condanna"

Ha però confermato le altre imputazioni relative alle pressioni che avrebbe fatto sull'imprenditore della sanità, Vincenzo Angelini per ottenere denaro. Denaro tuttavia, del quale non è mai stata rinvenuta traccia sui conti di Del Turco né degli altri 8 imputati. Gli atti verranno inviati alla Corte di appello di Perugia, (giudice di rinvio per i procedimenti relativi a sentenze emesse dalle Corti di Appello di Ancona e L'Aquila). Ma la prescrizione maturerà prima della fine del prossimo anno. I magistrati umbri devono rideterminare il trattamento sanzionatorio per Del Turco e per altri imputati tra i quali l'ex assessore abruzzese alla sanità, Bernardo Mazzocca, e altri funzionari e componenti della vecchia giunta di centrosinistra, caduta sotto i colpi di questa inchiesta. In aula, davanti ai giudici della sesta sezione penale, era presente anche Del Turco che ha seguito tutto il dibattimento. Il suo legale, l'avvocato Giandomenico Caiazza, e le difese degli altri imputati, hanno sottolineato come le accuse siano state mosse da un “bancarottiere seriale”, condannato a più di 20 anni di reclusione per una distrazione di fondi pari a 105 milioni di euro». La condanna per associazione a delinquere è stata annullata con rinvio anche nei confronti di Camillo Cesarone e Lamberto Quarta. È stato dichiarato inammissibile il ricorso di Pierluigi Cosenza contro la prescrizione. Sono state inoltre annullate senza rinvio le condanne per Ennio Marcello Boschetti, Bernardo Mazzocca e Luigi Conga per via della prescrizione. Per gli altri capi di imputazione invece, le posizioni di Conga e Mazzocca dovranno essere rivalutate dalla Corte di Appello di Perugia per la rideterminazione delle pene. Sono state annullate le condanne al risarcimento delle parti civili a carico di Sabatino Aracu, ed è stato rigettato il ricorso di Angelo Bucciarelli. Rimane aperta tutta la questione inerente i risarcimenti per le parti civili: Regione Abruzzo, varie Asl e cliniche private.

La dichiarazione di Del Turco. In mattinata è giunta anche la dichiarazione dell'ex governatore: «La montagna di prove che doveva schiacciarmi, si è dimostrata per quello che era: una montagna di fango. Quando sei sommerso da una montagna di fango e riesci a non soffocare è quasi impossibile che non ti rimanga addosso qualche schizzo. Già la corte di appello mi aveva assolto da tutti i reati di abuso e di falso ideologico. E da 18 delle 21 fantasiose dazioni di denaro che avrei ricevuto, e delle quali non è mai stato trovato un solo euro. Ora si dissolve anche l'associazione per delinquere. Non trovo in questa vicenda nessun altro senso, se non la evidente necessità di dare una parvenza, seppure grottesca, di giustificazione alla infamia che ha travolto una giunta regionale democraticamente eletta e con essa la vita mia e di molti di noi».

Trifuoggi: condanna definitiva. C'è grande soddisfazione all'interno della Procura di Pescara per la sentenza della Corte di Cassazione sul processo ad Ottaviano Del Turco. «La Cassazione infatti ha confermato definitivamente il reato di corruzione, che era il cuore dell'inchiesta: il passaggio di denaro c'è stato, e questo conferma la correttezza del processo». È quanto commenta l'ex procuratore capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, all'epoca capo del pull che insieme ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, diedero il via all'indagine dopo le rivelazioni dell'imprenditore della sanità Vincenzo Angelini. «Ora la Corte d'Appello di Perugia dovrà solo ricalcolare la pena dopo che è stato invece cancellato il reato di associazione per delinquere - chiude Trifuoggi - ma si tratta di un argomento tecnico per rimodulare la condanna, condanna che è definitiva».

Il commento dell'avvocato Caiazza. «L'ex Procuratore di Pescara, dottor Trifuoggi, esulta per la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti di Del Turco. In fondo, lo apprezzo: sapersi accontentare di poco è una virtù». È quanto scrive in una nota il legale dell'ex governatore dell'Abruzzo Ottaviano Del Turco, l'avvocato Giandomenico Caiazza. «La Giustizia italiana, e le connesse risorse pubbliche necessarie, sono state impegnate per anni di processi e migliaia di pagine di verbali ad occuparsi delle strabilianti prove sul falso ideologico nella prima cartolarizzazione; su abusi di ufficio per budget provvisori manipolati, emendamenti legislativi segretamente modificati, documenti indebitamente sottratti alla legittima conoscenza pubblica, ispezioni sanitarie illegittime, ed una congerie di altre simili fandonie. Tutto questo al fine di prendere per ben 21 volte denaro da Angelini, per oltre 6 milioni di euro, dei quali nessuno ha saputo fornire prova nemmeno per un centesimo». Sottolineando le sentenze della Corte di Appello, della Cassazione, il legale ricorda che «residuano, galleggiando incomprensibilmente il quel mare di assurdità, tre dazioni di denaro che Del Turco avrebbe richiesto ed ottenuto Dio sola sa perché. Il dottor Trifuoggi ci si lancia sopra, brandendole per cantare vittoria. È il degno finale di questa tragica farsa».