Il vice capo della Polizia di Stato Luigi Savina

Savina: «Sulla sicurezza siamo all'avanguardia»

Parla il vice capo della polizia: i reati sono in calo, e non è aumentata la percezione

AVEZZANO. «I reati sono in calo, è la percezione di insicurezza che cresce a causa di molteplici fattori. L’Italia è all’avanguardia rispetto al resto del mondo». Parole di Luigi Savina, vice capo della polizia di Stato che preferisce non entrare nel dibattito sulla legittima difesa. Il prefetto di origine abruzzese (è nato a Chieti da una famiglia marsicana) ed ex capo della squadra Mobile di Pescara ha partecipato a un convegno sulle strategie per la lotta al crimine al Liceo classico di Avezzano. Dottor Savina, cosa ne pensa della proposta di legge di iniziativa popolare dell’Idv sulla legittima difesa? «La legge un funzionario dello Stato la applica, così come rispetta la dialettica parlamentare che è rappresentata da chi fa una proposta di legge e da chi propone delle modifiche. Noi applichiamo semplicemente la legge, quella che c’è, tentiamo di applicarla nel modo migliore a favore dei cittadini e nel rispetto della Costituzione italiana». Siamo in una scuola: qual è il messaggio per i cittadini del futuro? «Legalità, legalità, legalità. Il rispetto delle regole è fondamentale, se vogliamo cambiare le cose, se ci vogliamo impegnare, se vogliamo fare qualche cosa di utile per il Paese, tutti assieme dobbiamo rispettare le regole». C’è un allarme sicurezza? «No. La particolarità è la seguente e lo ha ricordato il capo della polizia il 10 aprile nel discorso fatto in occasione della ricorrenza della fondazione della polizia di Stato: in Italia i reati statisticamente diminuiscono, quello che non diminuisce è la percezione della sicurezza dei cittadini che è un fenomeno legato a molteplici cose, che vanno dalla paura di un reato che si può subire ma anche dalla crisi economica stringente che impedisce di raggiungere determinati obiettivi. La polizia di Stato, come credo anche l’intero parlamento con l’ultimo decreto legislativo, sta lavorando per migliorare la percezione di sicurezza, chiamando a fare sinergia, i sindaci in prima persona». Ma la gente ha paura. «Ci sono tre furti e il giornalista scrive: paura in città. A volte c’è un rapporto perverso fra notizia e fatto in sè. Sulla sicurezza l’Italia è all’avanguardia nel mondo». Ci spieghi meglio. «Dal 2000 in poi si è cominciato a ragionare in maniera diversa, si è cominciato a pensare alla prevenzione. Perché aspettare che il cittadino subisca un’offesa? Le forze di polizia che in questo Paese hanno sconfitto il terrorismo, la mafia, i sequestri di persona hanno iniziato a lavorare sulla prevenzione. Ci sono i poliziotti di vicinato, si va nelle scuole a parlare di legalità». Esiste una minaccia internazionale di terrorismo. L’Italia come si comporta? «In questo Paese, incrociando le dita, finora ha funzionato uno strumento efficiente di ragionamento in una struttura che si chiama Casa, acronimo che significa Comitato di analisi strategica antiterrorismo, in cui tutte le forze del’ordine, ma anche i Servizi, condividono le notizie. Sia nei tempi di Al Qaeda che in tempi più recenti il grosso lavoro di fare squadra ci ha preservato». ©RIPRODUZIONE RISERVATA