lo stop forzato 

Sevel ancora ferma Prodotti seimila  furgoni in meno

ATESSA . Prosegue anche per il primo turno di questa mattina il fermo di Sevel, provocato dal sequestro del reparto di stampaggio dello stabilimento Fca di Cassino a seguito di un incidente mortale...

ATESSA . Prosegue anche per il primo turno di questa mattina il fermo di Sevel, provocato dal sequestro del reparto di stampaggio dello stabilimento Fca di Cassino a seguito di un incidente mortale sul lavoro. Uno stallo produttivo gravissimo che sta facendo scontare a Sevel 15 turni di lavoro saltati che equivalgono a 6mila furgoni non costruiti, in un periodo, questo, dove invece si registra il picco produttivo massimo, tanto da aver portato la direzione aziendale a decidere necessariamente per l’aumento dei turni di lavoro, passati da 15 a 17. Ma al momento il “gigante” Sevel, con 6.500 dipendenti e una media di circa 1.200 veicoli commerciali leggeri realizzati ogni giorno, è costretto a fermarsi. E lo stillicidio delle informazioni sulla sospensione dei turni date di giorno in giorno a causa del fermo di Cassino potrebbe durare ancora per molto. I turni sospesi vengono programmati con pochissimo anticipo, fino a che il magistrato non darà l’autorizzazione agli impianti di ripartire. Ma anche in quel caso bisognerà aspettare ancora, dato che sono necessari almeno due turni per riavviare le macchine e ricominciare a produrre. E con Sevel patisce anche l’indotto. Fabbriche piccole e medie che già arrancano sotto il peso degli ordinativi Sevel e che fanno fatica a stare al passo. In qualche caso, come lo stabilimento della Isringhausen di San Salvo che produce l’ossatura dei sedili dei furgoni commerciali, è stata richiesta la cassa integrazione ordinaria per coprire i giorni di mancata produzione. Una soluzione che tuttavia sarebbe poco percorribile per Sevel, dato che le richieste di ammortizzatori sociali devono essere inoltrate all’Inps, alle prese con una serie di cambiamenti nelle normative. Lo stabilimento sangrino potrebbe essere quindi costretto a turni extra forzati, in un periodo già di massima richiesta, oppure a ricorrere a ferie non godute dai dipendenti. Al rientro sulle catene di montaggio, dopo un fermo forzato che dura da venerdì, i dipendenti Sevel saranno sopraffatti da una mole di lavoro imponente e da ritmi molto alti. Già l’aumento dei turni da 15 a 17 aveva causato non poche reazioni, anche all’interno dei sindacati firmatari di contratto. La Fim aveva avviato la procedura di raffreddamento, ovvero un tentativo estremo di conciliazione prima di azioni più incisive come lo sciopero. La Fiom invece, fuori dalle fabbriche Fiat per non aver sottoscritto il contratto collettivo specifico, aveva invece indetto 8 ore di sciopero lo scorso sabato. La protesta è stata tuttavia sospesa a causa del fermo produttivo e verrà rinviata a data da destinarsi. Stop improvviso a parte, restano da risolvere dei grossi interrogativi per il futuro della fabbrica del Ducato, primo fra tutti un piano industriale che si spinga oltre il 2023, data in cui sarà sciolta la storica joint-venture con Psa che detiene i marchi Peugeot, Citroën, Ds, Opel e Vauxhall. E ancora, che ne è dei nuovi modelli di Ducato annunciati? Sevel attende risposte.
Daria De Laurentiis