Spoltore, cimitero: sospetti sull’appalto

Bufera sul comune di Spoltore. Roselli si difende: «Non ho favorito gli imprenditori miei clienti». La procura indaga sull’urbanistica. Approvata un mese fa la delibera per nuovi loculi. Nel mirino l’ampliamento del camposanto in cambio di appartamenti

SPOLTORE. Da una parte l’ampliamento del cimitero. Dall’altra interventi edilizi residenziali e commerciali in via Giotto e via Montinope. Ecco la delibera, datata 11 marzo 2010, che ha scatenato la bufera intorno al Comune di Spoltore e che ha spinto la procura a disporre le perquisizioni nelle case di politici e costruttori, a partire dal sindaco Franco Ranghelli.

Quell’accordo viene stretto tra l’amministrazione e l’imprenditore Alessandro D’Onofrio, ma per la procura è abnorme. Doveva risolvere «un problema annoso», come lo aveva definito Ranghelli, entusiasta dopo l’approvazione nel consiglio comunale dell’11 marzo. Quel giorno, viene stabilito che D’Onofrio ceda al Comune l’area per l’ampliamento - oltre 14 mila metri quadrati per un valore di 743 mila euro - e che ottenga in cambio porzioni di via Giotto, via Montinope e del nucleo produttivo di Santa Teresa, oltre che «un indennizzo parziale di 230 mila euro».

«Il consiglio riconosciuta l’urgenza dichiara la presente immediatamente eseguibile»: così termina il documento che ha dato l’avvio all’inchiesta in cui sono indagati con l’accusa di corruzione il sindaco Ranghelli, D’Onofrio, lo storico esponente del centrosinistra di Spoltore, Marino Roselli, l’assessore ai Lavori pubblici, Claudio Santurbano e il consigliere di maggioranza Pino Luigioni. Con loro, nell’inchiesta coordinata dal pm Gennaro Varone, ci sono anche alcuni imprenditori legati al territorio: Marcello Sborgia, titolare di Pakundo Bet, e Nicola Zampacorta, ginecologo all’ospedale civile di Pescara e imprenditore a Spoltore, proprietario di parte dei terreni dove dovranno sorgere le torri alte quasi 40 metri a Villa Raspa, a ridosso del fiume.

E’ l’urbanistica, il grande filone su cui sta indagando la magistratura e per cui gli uomini della forestale e della squadra mobile, hanno bussato all’alba di mercoledì alle porte degli amministratori. Tra i nodi delle opere, accanto alla cittadella della moda CityModa, c’è quindi l’acquisizione di una nuova area del cimitero al posto di appartamenti e locali commerciali: un lotto di circa 2 mila metri quadrati in via Giotto, di circa 1.300 metri quadrati in via Montinope e di circa 2.500 metri quadrati nel nucleo produttivo di Santa Teresa. Vie centrali e panoramiche di Spoltore che si trovano proprio nei pressi del municipio, mentre la nuova area cimiteriale, un luogo scosceso, è sempre a Spoltore, un po’ più a sud della parte vecchia del camposanto esistente.

«Questa è una giornata che rimarrà scritta nella storia del Comune»: così Ranghelli aveva commentato l’approvazione all’ampliamento del cimitero avvenuto dopo il lunghissimo iter partito nel 2005. In quel consiglio, era stato approvato anche l’ufficio di supporto al piano regolatore. Ma l’11 marzo, a pomeriggio inoltrato, con il consiglio comunale ancora in corso, l’opposizione abbandona l’aula consiliare consumando così l’ennesimo strappo sull’urbanistica in un comune che si regge su un equilibrio politico molto labile.

Ranghelli si è insediato nel maggio 2007: giunta Ranghelli e, poi, giunta rosa con sole donne, giunta di carnevale, alludendo al periodo, fino a una giunta estiva, composta di tecnici, assessori di passaggio nominati per le loro qualità. Un balletto di assessori, almeno 22, e di strambe alleanze come quella, molto contestata, tra l’attuale presidente del consiglio, Valerio Spadaccini, ex Alleanza nazionale, con un partito di centrosinistra.

Ma in realtà, oggi, Spoltore non ha più colori. Ranghelli e la sua maggioranza sono ex Pd. Ma anche l’uscita dal partito di centrosinistra non è stata chiara: espulsione, dimissione così che, oggi, ognuno segue una propria linea. L’assessore Santurbano si professa del movimento Spoltore Libera, il consigliere di maggioranza Luigioni dice di essere indipendente, mentre il sindaco si sente del «partito del popolo».

I cittadini, ormai, stanno alla finestra guardano i continui ribaltoni. Come l’ultimo, che ha riproposto l’altro tormentone tipico del comune: l’avvicendamento tra i presidenti del consiglio, tra l’ex Luciano Di Lorito e l’attuale Spadaccini.

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