Strutture e impianti in abbandono

Lago di Bomba, catamarano affondato e su alcune opere manca il collaudo.

BOMBA. Al largo, ciò che resta del pontile sono due tronconi ad angolo retto. A una passerella è legato il catamarano giallo. L’imbarcazione gemella è affondata nei paraggi. A terra, la staccionata è in parte divelta e cumuli di attrezzature sono sulle sponde, lambite dall’acqua.
I rimasugli del campo di gara dei Giochi del Mediterraneo sono tutti qui, in pochi metri quadri del lago di Bomba, dirimpetto al rimessaggio delle barche e allo spogliatoio per canoisti e canottieri chiusi e delimitati dal cancello scorrevole con su i loghi della Provincia di Chieti, della Comunità montana Valsangro e dell’Aceaelectrabel, la società dell’acqua.

Quello che doveva essere il fiore all’occhiello del turismo, il feticcio al quale aggrapparsi per rilanciare il comprensorio grazie anche alla presenza della campionessa pluridecorata Iosefa Idem, è la solita solfa delle opere pubbliche all’italiana: prima i lavori realizzati in fretta perché in ritardo sul cronoprogramma; poi le strutture aperte alle gare ma in parte non collaudate; infine gli impianti abbandonati perché ancora non si decide chi deve usarli tra enti proprietari ed enti gestori.

Tutto questo succede sul lago di Bomba, dove i Giochi del Mediterraneo della scorsa estate con le gare di canoa e canottaggio sono costati alle casse pubbliche circa 2 milioni di euro per avere in cambio investimenti bloccati e già in rovina. E’ vero che il campo di regata è stato smantellato: non ci sono più i gavitelli che delimitano le corsie di gara, non c’è più la torretta dei giudici. E nessuno sa dove il materiale sia stato trasferito. Ma sono rimaste le passerelle, a tratti sommerse dall’acqua, mentre uno dei catamarani dei Giochi è affondato e le attrezzature spicciole sono rimorchiate sulle sponde dalle correnti.

Eppure il campo di regata è costato 400mila euro. Restano, è anche vero, l’impianto per il rimessaggio delle banche e lo spogliatoio, con le annesse sale massaggi, riscaldamento e stampa, ma tutto è chiuso a chiave. Con la riqualificazione della strada lungolago, si è speso oltre un milione di euro.
Dalle gare di luglio sono passati sei mesi, ci sono state riunioni all’assessorato regionale allo sport, il carteggio tra gli enti è voluminoso, ma la questione resta quella di chi deve gestire e utilizzare quegli impianti e quelle attrezzature tra Comitato giochi, Regione, Federazioni di canoa e canottaggio, Comunità montana e privati. Una piccola storia tutta italiana.