Teramo ricorda Berardo, re delle vetturette

Il pilota e costruttore ha caratterizzato l’automobilismo degli anni Cinquanta

Con le sue automobili contrastò l’ascesa di Cooper e Lotus

Le Taraschi Junior continuano a vincere. Daniele Salodini, pilota e collezionista lombardo, ha fatto suo il campionato europeo auto storiche “trofeo Lurani” a dieci anni dalla scomparsa di Berardo Taraschi e oggi alle 12 l’associazione culturale Teramo Nostra depone una corona d’alloro sulla tomba del grande pilota e costruttore automobilistico che è rimasto nel cuore di tanti sportivi.

 «L’iniziativa è stata portata avanti da Teramo Nostra», dice Tazio Taraschi, figlio di Berardo, «all’iniziativa però partecipano anche il Comune e l’Aci di Teramo, il Panathlon, il Coni, l’Old Motors e il Club dei 500». Tazio è impegnato anch’egli nelle competizioni d’epoca su pista, guida la Taraschi Junior che guidava Colin Davis «ma che è sempre rimasta di proprietà della famiglia. Davis correva con le nostre Junior quando non scendevano in competizione le Osca dei fratelli Maserati», ricorda, «sceglieva le Osca perchè l’ingaggio era superiore. Diceva che le auto dei Maserati avevano più motore ma i telai di mio padre erano insuperabili».

 Urania, Giaur e Taraschi Junior sono le creature che contrassegnano le stagioni del costruttore teramano. Buttarsi nel mondo dell’automobilismo sportivo alla fine della seconda guerra mondiale poteva sembrare una follia, ma Teramo è stato sempre il fulcro della passione motoristica abruzzese.

Il circuito cittadino, nato nel 1924 a Pescara per dare vita alla Coppa Acerbo, doveva nascere nel comprensorio tra Mosciano e Giulianova. Gli iniziatori assoluti, gli Spinozzi, i Ponno, erano tutti teramani ma prevalse l’influenza politica di Giacomo Acerbo.

 I residuati bellici permisero a Berardo di costruire la prima vettura da corsa nel 1947, la chiamò Urania su suggerimento del “marchese volante” Diego de Sterlich Aliprandi, primo pilota abruzzese. Assemblò telaio e trasmissione di una Topolino, un motore BMW e carrozzeria a barchetta in alluminio.

Il Gran criterium vetturette di Chieti, il circuito di Collemaggio, il circuito di Pescara e il circuito del Castello di Teramo erano i terreni “predatorii” del Lupo d’Abruzzo e delle sue vetture. Gli avversari erano Jochen Rindt, Jo Siffert, Sesto Leonardi, Lewis-Evans. Sulle sue Giaur (acronimo di Giannini-Urania) si cimentavano piloti quali Italo Arlini, Raffaele Fiordelisi, Filippo Hercolani, Gustavo Laureati, Robert Manzon, Luigi Musso e Renato Pirocchi. I tempi stavano cambiando, i John Cooper, i Colin Chapman con le Lotus lanciavano la sfida delle auto con motore posteriore.
 
La storia dell’automobilismo sportivo grazie a Taraschi è passata anche per Teramo che, per dirla con le parole di Marcello Sabbatini, «diventava ogni volta un po’ meno sconosciuta proprio grazie all’eco delle sue prodezze». La commemorazione di oggi è l’occasione per rinverdire i fasti di una stagione che si è persa completamente. La Meccanica Taraschi arrivò ad avere nel 1952 ben 27 operai. Restano i documenti che costituiscono la memoria di un’epoca e che Tazio Taraschi conserva: tantissime foto e tutto il materiale cartaceo dei progetti di Berardo. Le tracce lasciate dal Lupo d’Abruzzo, insieme alle vetture che si trovano in Usa, Inghilterra, Nuova Zelanda e Giappone.