Trasfusione nel pancione per salvare la neonata

L’intervento eseguito per la prima volta in Abruzzo all’ospedale di Pescara Nel team ginecologi, ematologi, neonatologi, anestesisti guidati da Rosati

PESCARA. Si chiama Giulia, ha due mesi, ed è la prima bambina sottoposta in Abruzzo a trasfusione fetale in utero. Una tecnica innovativa che le ha permesso di venire alla luce correggendo la grave forma di anemia che l'aveva colpita mentre era ancora nel pancione della mamma. L'intervento, che viene eseguito in pochissimi centri di riferimento in Italia, è stato effettuato nell'ospedale civile di Pescara, grazie alla collaborazione fra il reparto di Ostetricia e Ginecologia diretto da Maurizio Rosati e il Centro di Medicina trasfusionale guidato da Patrizia Accorsi. «E' stato un lavoro di gruppo», ha detto il manager Asl Claudio D'Amario, «abbiamo portato a Pescara una Ostetricia e Ginecologia evoluta, con tecniche molto sofisticate. Diamo una chance di curarsi ad alto livello anche a chi non ha grandi opportunità economiche, ma per fare questo non bastano le tecnologie, occorrono le competenze. Abbiamo creato un importante gruppo di lavoro, ma lo abbiamo fatto con fatica, perché una ginecologia sociale non ha fatto piacere a molti che facevano business sulle carenze esistenti».

Questa procedura ha consentito di correggere una grave forma di anemia già alla 27esima settimana di gestazione, quando il feto presentava un'anemia talmente severa da portare, in assenza di tale trattamento, alla morte in utero entro pochi giorni o alla nascita di un neonato che sarebbe stato portatore di un grave handicap neurologico permanente. La piccola paziente è stata sottoposta ad un intenso monitoraggio materno-fetale da parte dei ginecologi responsabili del servizio di Medicina fetale e dell'ematologo del Centro trasfusionale Anna Maria Quaglietta. Dal 2012 infatti, è stato istituito da Rosati il Centro di Medicina fetale nell'ospedale pescarese, e a questo scopo sono state selezionate le dottoresse Karen Melchiorre e Alessia Memmo, che si sono formate al St George's Hospital dell'Università di Londra, riconosciuto come centro di riferimento mondiale nel campo della medicina fetale. Nel momento in cui è stato identificato lo stato di anemia, il feto è stato sottoposto a quattro trasfusioni in utero: il sangue è stato immesso nella vena ombelicale fetale per mezzo di un ago che, sotto guida ecografica, è stato fatto passare attraverso la parte addominale e la parete uterina materna. Le trasfusioni hanno consentito di correggere lo stato patologico e prolungare la gravidanza fino a 35 settimane quando, con parto cesareo, è nata Giulia. «La filosofia di lavoro del reparto che dirigo è multidisciplinare», ha spiegato Rosati, «non si può ottenere l'eccellenza da soli, ma ci sono regole da rispettare: dare assistenza universale e uguale per tutti è stato il primo punto che ho dovuto mettere in chiaro appena arrivato. E poi ancora, l'eccellenza, che si ottiene acquisendo professionalità attraverso concorsi meritocratici; l'idea chiara che qui si possa fare meglio che altrove; e infine la quarta regola, un profondo spirito di appartenenza». La possibilità di eseguire trasfusioni direttamente al feto apre nuove opportunità terapeutiche. Tutto ciò è stato reso possibile grazie ad un team composto da diverse professionalità che spaziano da ginecologia a ostetricia, passando per ematologia, neonatologia, anestesia e rianimazione: insieme a Melchiorre, Memmo e Quaglietta, anche Genni Cordischi, Alberto Marcucci, Maria Rizzi, Silvia Bramante, Francesca Di Sebastiano e Monica Sablone. «Le eccellenze vanno valorizzate e servono ad esempio per gli altri, mediocrizzare tutto è lo sport nazionale, mentre l'entusiasmo che si sviluppa qui è fantastico», ha concluso Rosati, che a Pescara ha raggiunto anche un altro traguardo, eseguendo per la prima volta al mondo un'asportazione di utero e ovaie su una paziente cosciente. Prossimo passo, come ha annunciato D'Amario, la convenzione con la Cardiochirurgia pediatrica di Ancona, per la diagnosi precoce e il trattamento delle malformazioni cardiache del neonato.

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