Proteste dei sindacati, la curatrice fallimentare spiega: un dipendente come altri

Villa Pini, in cassa integrazione anche il genero di Angelini

Villa Pini, il marito di Chiara Angelini fra i cassintegrati

PESCARA. Il fatto che un dipendente di una società fallita sia parente (in questo caso acquisito) dell'imprenditore responsabile legale della stessa società non vuol dire che debba essere licenziato: anche lui ha diritto alla cassa integrazione. Si è mossa sotto questa direttrice la curatela fallimentare di Villa Pini per Duilio Carusi, marito di Chiara Angelini, ex amministratrice della clinica di Chieti, figlia di Vincenzo e quindi genero dell'ex re della sanità privata. Carusi è uno dei 500 impiegati di Villa Pini che da marzo prendono il sussidio della cassa integrazione. Un dipendente come gli altri per gli avvocati, non per i suoi ex colleghi per i quali vedere il suo nome nel loro elenco è stata una sorpresa amara.

«Lui si muoveva come un Angelini, faceva quello che voleva nella clinica», ricordano malvolentieri, «scoprire che adesso si prende anche i soldi della cassa integrazione è l'ennesima delusione di questa vicenda».

Erano i tempi d'oro per Angelini che con la sua clinica offriva servizi di qualità. Il lavoro non mancava e, come ricordano gli stessi sindacati, le assunzioni si moltiplicavano anche a causa delle assenze per malattia. «Duilio Carusi aveva l'incarico di direttore amministrativo», afferma Angela Scottu segretaria Cgil che segue fin dall'inizio la vertenza Villa Pini, «adesso si scopre che è stato un dipendente qualsiasi, è chiaro come per i lavoratori questo possa rappresentare un enorme beffa».
Agli ex impiegati di Villa Pini non si deve nominare il nome Angelini, l'imprenditore gola profonda nel processo sanitopoli contro l'ex governatore Del Turco, affondato con tutto il suo gruppo sanitario, salvo poi venire scoperto dalla Finanza vicino a un garage di Chieti scalo con una parte del suo "tesoro" che si presume nasconda in qualche altro angolo del mondo. La figlia, che da lui aveva preso le redini del Gruppo, viene accostata al padre così come il genero Duilio che nella clinica non era certo uno qualsiasi.

«Per me e l'ufficio della curatela è un dipendente di Villa Pini che come gli altri ha diritto alla cassa integrazione», ribadisce l'avvocato Giuseppina Ivone, «soltanto nel caso in cui dalle inchieste dovessero emergere eventuali responsabilità personali allora il discorso cambierebbe». Il nome di Carusi venne inserito nell'elenco dei cassintegrati dal commissario fallimentare di Villa Pini. Un discorso diverso vale, invece, per Chiara Angelini: anche lei sarebbe stata riconosciuta come dipendente se non fosse stato per il ruolo di amministratrice che ha svolto nella clinica. Un ruolo, questo sì, incompatibile con la cassa integrazione. E l'incarico amministrativo che avrebbe avuto Duilio Carusi? «Non risulta», risponde la curatrice fallimentare, «almeno per ora». (a.mo.)

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