Zes, occasione per lo sviluppo dei porti 

In uno studio Nervegna e Di Pretoro rilanciano il progetto dell’alleanza tra Abruzzo e Autorità di Civitavecchia  

PESCARA. La nascita di Zone economiche speciali (Zes) e Zone logistiche semplificate (Zls) può svolgere un ruolo importante per accelerare lo sviluppo, creando le condizioni per la crescita delle imprese che operano nelle aree portuali e retroportuali. Su questo sono tutti d’accordo, dai rappresentanti dell’Associazione italiana di diritto marittimo agli armatori alle autorità portuali, che nei giorni scorsi a Roma si sono confrontati in una tavola rotonda. Ma essendo per l’Italia una assoluta novità, serve una messa a punto. Per Maurizio D'Amico, segretario generale di Femoza, Zes, Zls e zone franche possono contribuire anche al successo del coinvolgimento dell’Italia nella nuova Via della seta, ma «l'Italia dovrà modificare e migliorare il quadro normativo che le riguarda e concentrarsi su una coraggiosa sburocratizzazione».
In Abruzzo l’occasione per tornare a parlare delle Zes è la pubblicazione di un importante libro di due specialisti di intermodalità e logistica portuale, Antonio Nervegna e Euclide Di Pretoro, dal titolo “La Zes, nel baricentro intermodale Tirreno Adriatico” (D’Abruzzo Edizioni Menabò).
Il libro è la conclusione di un lungo cammino di studio e di proposta che Nervegna e Di Pretoro hanno iniziato con “La porta dell’est”, il porto d’Abruzzo”, il primo manifesto per l’inserimento dell’Abruzzo sulla direttrice dei traffici marittimi est-ovest, da Barcellona a Ploce, via Civitavecchia, e Ortona-Pescara-Vasto. Nell’ultimo lavoro, dedicato alla Zes, i due autori riprendono l’idea e la declinano all’interno delle potenzialità, in termini di attrattività di aziende e traffici, delle zone a economia speciale. «L’Abruzzo, spiegano i due autori, «è la regione centrale in Adriatico e al centro della Penisola, prossima all’area metropolitana di Roma. Crocevia dei traffici nord-sud e est-ovest e calo potenzialmente in grado di sviluppare importanti volumi di traffico. Anche se l’Abruzzo», aggiungono, «non è ancora integrato in maniera efficiente al mercato europeo, lo spostamento a est del baricentro manifatturiero europeo può essere agevolmente intercettato proprio dall’Abruzzo, per la sua posizione in Adriatico e per il suo sistema portuale». In particolare può essere intercettato il grande flusso di merci, costituito dai trasporti marittimi Barcellona-Civitavecchia, suscettibile di notevoli incrementi attraverso il collegamento con i porti balcanici. «Questo enorme potenziale, però», riflettono Nervegna e Di Pretoro, «non può ancora concretizzarsi, perché il corridoio Barcellona–Ploce presenta dei “colli di bottiglia” in particolare sul versante Adriatico». E’ qui che il sistema portuale abruzzese può giocare una parte decisiva, di sblocco, se però le infrastrutture sono sviluppate adeguatamente.
Da questa intuizione era partita l’idea nel 2016, di un patto tra Regioni, concretizzata da una firma dei governatori di Abruzzo e Lazio (Luciano D’Alfonso e Nicola Zingaretti), per l’ingresso dei porti abruzzesi nell’autorità portuale di Civitavecchia, oggi guidato da Francesco Maria Di Majo. Patto rimasto sulla carta perché bloccato al ministero dei trasporti dall’allora ministro Graziano Delrio, in previsione della riforma che disponeva il passaggio dei porti abruzzesi sotto l’Autorità portuale di Ancona.
Ora quella intuizione può essere ripresa, anche alla luce della volontà di riformare il sistema portuale manifestata dall’attuale governo e delle incoraggianti aperture del sindaco 5 Selle di Civitavecchia Antonio Cozzolino, che sarà tra i relatori alla presentazione del libro l’11 dicembre a Pescara (vedi box di lato).
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