Appalti pilotati, quattro indagati

Sotto accusa il dirigente della Regione Sorgi e l’ex presidente Fira: favorita una ditta

PESCARA. Subappalti da tenere nascosti e gare d’appalto addomesticate per mettere le mani sui fondi europei. Anche la Fira, ente composto al 51% dalla Regione e per il restante 49 da 6 banche, finisce in un’inchiesta con 4 indagati: si tratta dell’ex presidente Rocco Micucci, attuale sindaco di Rapino, di due dirigenti regionali, Antonio Sorgi e Iris Flacco e dell’imprenditore teramano Ercole Cauti, considerato un «amico» di Sorgi e per questo «favorito» secondo la tesi della procura dell’Aquila. I 4 sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, per fatti commessi tra il 2009 e il 2013.
L’indagine è nata da un’altra inchiesta che, nel 2014, portò all’arresto di Sorgi per l’appalto dell’ampliamento del cimitero di Francavilla. In questo nuovo filone, giunto alla fase dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, si sospetta un presunto affidamento illecito di servizi e forniture per la gestione e l’assistenza tecnica di progetti finanziati con fondi europei gestiti dalla Regione. Nell’inchiesta, condotta dai pm Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli, l’ipotesi è che Sorgi, in concorso con Flacco, abbia sfruttato il suo ruolo apicale in Regione per favorire l’amico Cauti, titolare della Metron, società di Mosciano Sant’Angelo specializzata in programmi europei. Cauti, grazie a procedure che la procura considera «turbate» in suo favore, si sarebbe aggiudicato 5 commesse pubbliche per centinaia di migliaia di euro relative alla redazione e alla gestione di progetti europei in materia di sfruttamento di risorse energetiche e protezione dell’ambiente. E in due casi spunta la Fira, società per azioni pubblico-privata (Regione 51%, Caripe 19,6, Bper 12,63, Carichieti 9,6, Intesa Sanpaolo 2,83, Credito cooperativo Abruzzo e Molise 2,83, Banca delle Marche 1,5) che si occupa «prevalentemente della gestione di leggi agevolative attraverso l’applicazione di bandi che prevedono la gestione di fondi europei, nazionali e regionali»: nei due casi contestati, i progetti chiamati Effect e Speedy, la società che si è formalmente aggiudicata le gare è stata proprio la Fira, ma, per la procura, le attività sarebbero state gestite in concreto dalla Metron, sulla base di precedenti accordi presi tra Micucci e Cauti. Un «subappalto» tra la Fira e la Metron con Cauti che, inizialmente, avrebbe lavorato addirittura gratis ma con la sicurezza che, poi, sarebbe stato ricompensato attraverso «incarichi successivi» come un contratto da 10 mila euro in quanto «figura altamente specializzata»: secondo l’accusa, la Fira avrebbe partecipato alle due gare «malgrado non possedesse le qualità professionali» potendo contare però, dietro le quinte, proprio sull’apporto della Metron. A questa conclusione, gli investigatori della squadra mobile di Pescara sono arrivati controllando i computer: alla Metron, dice l’accusa, sono state scoperte «bozze di documenti» poi pubblicati. «In ogni caso», dice l’accusa in merito al progetto Effect, «la parte tecnica del capitolato e l’importo a base di gara di 188.200 euro erano state suggerite dall’amministratore della Metron e dalla sua collaboratrice a Sorgi, il quale le aveva fatte proprie». La procura sostiene che in cambio dei presunti favori offerti alla Metron, Sorgi abbia ottenuto «benefici personali e indirizzi per la costituzione di una autonoma società».
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