Prigionieri dei telefonini (da Remocontro, La virtù del dubbio)

TURNO DI NOTTE

I ragazzi ci salveranno dai telefonini?

Accade, a volte, di fantasticare sul ritorno fra noi di persone care, morte da tempo, e sulle reazioni che avrebbero nel rivederci. Da tempo, la convinzione della gioia che proverebbero a essere di nuovo fra volti amati lascia sempre più il passo a un dubbio: più che felici, forse, sarebbero stupiti. Di cosa? Per esempio, di vederci chini per ore a fissare una piccola lastra piatta di metallo con lo schermo colorato che non saprebbero identificare come un telefono. Ci vedrebbero passeggiare e mangiare con lo sguardo calamitato da quegli schermi. Lo spaesamento sarebbe simile a quello che proveremmo noi se fossimo catapultati indietro nel tempo fino al Rinascimento. Il sogno di trovarci immersi nella grande arte italiana cozzerebbe contro la realtà di un Paese dominato dalla violenza delle perpetue continue raccontate da Guicciardini. Sebbene utili per agevolarci la vita e a volte perfino a salvarla, i telefonini sono un elemento perturbante dell’idea del nostro posto nel mondo. In Francia l’Assemblea nazionale ha votato, ieri, una proposta di legge che introduce un «divieto effettivo» dei cellulari nelle scuole elementari e medie dal prossimo anno scolastico. L’obiettivo è chiaro: proteggere i ragazzi dalla malìa di questi aggeggi nella speranza che siano loro a salvare noi e il mondo come nei versi di Elsa Morante.
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