L'esultanza dei deputati del Movimento 5 Stelle

La Camera approva con 348 sì la legge Richetti: aboliti i vitalizi

Tripudio dai banchi del M5S: «Una vittoria storica». Anche la Lega vota con Pd e pentastellati, astenuti i deputati di Mdp, no di Ap, mentre Forza Italia non ha votato. L'ultima parola al Senato

ROMA. L’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi dei parlamentari. Il provvedimento ha ottenuto 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti e passa ora all’esame del Senato. Con Pd e M5S ha votato a favore anche la Lega. Ora tocca al Senato approvare la nuova legge.

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Dopo il voto i deputati M5S sono esplosi in un tripudio di giubilo mentre la presidente Laura Boldrini annunciava il risultato della votazione. Ad astenersi sono stati i deputati di Mdp; Forza Italia non ha votato. I deputati di Alternativa Popolare hanno votato contro. A seguire la votazione dalla tribuna del pubblico c'era la senatrice Paola Taverna: a lei si è rivolto Danilo Toninelli durante la votazione mostrando le dita a V in segno di vittoria. Secondo un deputato, una collega M5S avrebbe fatto il segno del dito medio verso i banchi del Pd. «Sull'abolizione dei vitalizi c'è chi parla di incostituzionalità perché sarebbero diritti acquisiti che vengono tolti. Ma quanti diritti sono stati tolti ai normali cittadini? Vogliamo parlare dei diritti cancellati dalla legge Fornero? Della cancellazione dell'articolo 18 dallo statuto dei lavoratori? Dei diritti dei risparmiatori e degli obbligazionisti delle banche venete completamenti aboliti?», ha detto Carlo Sibilia, portavoce del Movimento Cinque Stelle. «Tagliando i vitalizi solo alla Camera - prosegue - risparmieremo circa 250 milioni, poi ci sono tutti quelli delle regioni italiane e qui il risparmio sarà ancora più alto e tale da permetterci di recuperare le risorse necessarie per poter coprire il reddito di cittadinanza che noi intendiamo introdurre una volta al Governo. Per il Movimento Cinque Stelle è una vittoria storica». Da sottolineare che l'ex ministro Maria Stella Gelmini e Daniela Santanchè hanno votato a favore della pdl sui vitalizi in dissenso con Forza Italia. La Gelmini ha spiegato di essere una delle firmatarie del testo e di «non considerarlo come un cedimento alla antipolitica».

ECCO COSA CAMBIA. La proposta di legge che cancella i privilegi dei vitalizi (anche se la definizione è più mediatica, visto che l’istituto è stato cancellato dal governo Monti) dopo più di due anni di ’gestazionè supera, comunque, il suo primo giro di boa alla Camera forte di 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti, e passa, non senza una lunga scia di polemiche al seguito, al vaglio finale del Senato. La principale novità introdotta dalla riforma, che partirà dalla prossima legislatura e porta la prima firma del deputato e responsabile Comunicazione del Pd, Matteo Richetti, già autore di un taglio storico nel 2009 quando era presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, è l’adeguamento delle pensioni parlamentari alle norme introdotte dalle ultime riforme, soprattutto quelle della legge Fornero.

PENSIONI - I trattamenti pensionistici di chi ha svolto il ruolo di deputato o senatore della Repubblica saranno adeguati al sistema contributivo e non più al retributivo. Un primo, sostanziale cambiamento era già avvenuto durante il governo Monti, nel 2012, ma erano stati esclusi i parlamentari. Se il testo passasse in via definitiva anche al Senato sarà cancellata definitivamente la discrasia. La seconda importante riforma introdotta è quella dell’età minima a decorrere dalla quale un ex deputato o senatore riceverà l’assegno pensionistico. Fino ad oggi il trattamento partiva a partire dal compimento del 65esimo anno di vita. Con le nuove norme, invece, rispetterà i limiti imposti dalla legge che porta il nome dell’ex ministro, Elsa Fornero.

GESTIONE - Non sarà più affidata all’Inps, come prevedeva in origine la proposta di legge di Richetti, ma nell’iter parlamentare è stato stabilito di lasciarla ancora nelle mani delle rispettive Camere di appartenenza, quelle a cui sono stati versati i contributi durante gli anni di mandato.