Scuola, il Miur autorizza l'assunzione di quasi 52 mila insegnanti

Ma l'Anief prepara i ricorsi: «Poche immissioni in ruolo, e la ripartizione dei posti penalizza insegnanti di sostegno, Sud e primo ciclo»

ROMA. È on line sul sito del Miur il contingente delle assunzioni relative al personale docente della scuola. Ieri è stata firmata l'autorizzazione ad assumere un numero di insegnanti pari a 51.773 posti, di cui 13.393 sono posti di sostegno. I posti sono 4.050 per la scuola dell'infanzia (di cui 1.317 di sostegno), 11.521 per la primaria (di cui 4.836 di sostegno), 19.936 per la scuola secondaria di I grado (di cui 5.920 di sostegno), 15.548 per la secondaria di II grado (di cui 1.320 di sostegno), 718 per gli insegnamenti specifici dei licei musicali. Il cronoprogramma di avvicinamento al nuovo anno scolastico procede, ora, con le immissioni in ruolo del personale docente che saranno completate, compresa la fase della individuazione per competenze, entro il prossimo 14 agosto. Mentre entro il 31 agosto saranno effettuate le assegnazioni provvisorie. A seguire, le supplenze, saranno assegnate entro l'avvio delle lezioni secondo i calendari territoriali.

Ma l'associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) critica il provvedimento soprattutto per quanto riguarda i posti di sostegno, giudicati troppo scarsi a fronte dei circa 50 mila necessari. E non esclude ricorsi al Tar. «Dopo la delusione per le poche immissioni in ruolo», scrive in una nota l'Anief «arriva anche l’amarezza per come sono stati suddivisi tra i vari livelli scolastici e aree geografiche: dalla ripartizione per provincia e classe di concorso o posto di insegnamento dei 51.773 posti destinati alle assunzioni a tempo indeterminato con decorrenza 1° settembre 2018, resa pubblica oggi, risulta infatti che non è stato dato seguito agli impegni assunti dall’amministrazione scolastica centrale per tutelare determinati insegnamenti, da anni penalizzati, e determinate province, dove occorre incrementare il numero di posti e di docenti di ruolo». E nella sua nota l’Anief continua: «In pratica, le immissioni in ruolo, che secondo i piani del Ministero dell’Istruzione dovrebbero essere effettuate entro il prossimo 14 agosto, sono state conteggiate considerando il 60% dei posti disponibili prima della mobilità degli insegnanti di ruolo - prosegue il sindacato -. I precari abilitati all’insegnamento verranno assunti a tempo indeterminato per il 50% dei posti dalle graduatorie di merito del concorso 2016 e per l’altra metà dei posti assegnati dal Miur tramite le graduatorie ad esaurimento (GaE), che dovranno peraltro essere ripubblicate a seguito dell’aggiornamento annuale svolto nei giorni scorsi e degli esiti dei ricorsi presentati per le tante esclusioni illegittime. Va però considerato che diverse migliaia di posti del contingente ministeriale non potranno essere assegnati perchè molte cattedre di sostegno e di alcune classi di concorso risultano privi di candidati sia nelle GaE che nelle graduatorie di merito».

«Quello che delude è il fatto che la coperta utilizzata per coprire i posti era già piccola - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - ma è stata anche messa male. Perchè c’erano dei precisi impegni da parte del Miur che sono stati anche stavolta disattesi. Pensiamo, innanzitutto, al sostegno che dovrà accontentarsi di poco più di 13mila posti: in questo modo, assumendo così pochi specializzati, continueranno ad andare in deroga, su supplenza annuale fino al 30 giugno, almeno 35mila posti. Quindi, un docente di sostegno agli alunni disabili o con problemi di apprendimento ogni quattro continuerà ad essere precario». «Rimane poi tanta amarezza perchè l’assegnazione degli organici maggiorati per il Sud, le Isole e le aree disagiate o ad alto rischio dispersione e con difficoltà di assorbimento dell’offerta formativa - continua Pacifico - avrebbe avuto senso se si fosse provveduto ad immettere in ruolo anche un maggiore numero di insegnanti tenendo conto delle stesse esigenze. Invece, non è stato fatto perchè le aliquote adottate sono le medesime per tutte le province italiane».