Strage in una chiesa in Texas, 27 morti 

Un uomo spara all’impazzata sui fedeli durante la messa nella chiesa di Sutherland Springs. Ucciso dalle forze dell’ordine. Almeno 24 i feriti. Sul posto l’Fbi

WASHINGTON. Ha aperto il fuoco durante la messa della domenica mattina nella chiesa di Sutherland Springs, in Texas, circa trenta miglia a est di San Antonio. Ed ha compiuto un massacro, lasciando a terra almeno 27 morti e 24 feriti, prima di essere ucciso dalla polizia al termine di un breve inseguimento. Venti colpi in sequenza: il killer forse ha usato un mitra per compiere la caneficina. Ma si sa poco altro: le autorità indagano, Fbi compresa, e scorrono in tv immagini fin troppo consuete: un gran numero di mezzi della Polizia, ambulanze, elicotteri che sorvolano la zona e tanti volti terrorizzati ed in lacrime.

La ricostruzione è affidata alle testimonianze che confermano i venti colpi certamente, visto il loro numero, non esplosi con una semplice pistola. I botti si sono sentiti uno dopo l’altro, in un lasso di tempo molto ravvicinato. Sherri Pomeroy, moglie del pastore della chiesa battista Frank Pomeroy, ha raccontato a Nbc News che il marito era fuori città nel momento della sparatoria, ma che in chiesa c'era loro figlia. Per il resto regna assoluta l'incredulità nella piccola comunità attorno alla First Baptist Church, una comunità ristretta, adesso sgomenta.
Esiste però un video della messa pubblicato su youtube che gli inquirenti stanno prendendo in considerazione. Il video potrebbe aiutare a fare luce sull’ennesima carneficina avvenuta negli Usa. Stando ad alcune indicazioni, ma ancora non verificate, lo sparatore avrebbe tentato di fuggire a bordo di un’automobile dopo aver aperto il fuoco, tentativo però subito fallito.
Si fanno avanti ipotesi che si tratti di un residente della zona. E che il movente sia legato a motivi di fanatismo religioso. Intorno alle 21 di ieri (ora italiana) le agenzie di stampa hanno battuto la notizia della conferma, fatta dalle autorità locali, dell’uccisione dell'autore della sparatoria nella chiesa a Sutherland Springs. La notizia della strage irrompe mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha appena cominciato un lungo tour in Asia che lo terrà per giorni lontano dagli Usa.
Dal Giappone, la prima tappa, Trump twitta: «Dio sia con la gente di Sutherland Springs, Texas. L'Fbi e le forze di sicurezza sono sul posto. Io monitoro la situazione dal Giappone».
L'America torna a interrogarsi e avere paura. Solo pochi giorni fa l'attacco, per mano di un «soldato» dell'Isis nel cuore di New York con un camion su una pista ciclabile che ha fatto 8 morti. E solo un mese fa un’altra strage con la sparatoria più sanguinosa di sempre: 58 vittime della violenza cieca di Stephen Paddock che dalla finestra di una suite al 32mo piano del Mandalay Bay Hotel Las Vegas, dove si era barricato con un arsenale di armi automatiche e munizioni, ha sparato come un cecchino all'impazzata contro la folla di un festival di musica country. Nella sua auto aveva 1.600 caricatori di munizioni e diversi contenitori di un esplosivo per oltre 22 chili. Il movente resta oscuro.
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