Monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia

Vaticano, monsignor Ricchiuti: assurdo Roncalli patrono dell'Esercito

Il vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi contro il provvedimento: «San Giovanni XXIII patrono delle Forze Armate? Un fatto indegno»

ROMA. «San Giovanni XXIII patrono delle Forze Armate? Per questo provvedimento ho usato tre aggettivi: irrispettoso, assurdo, anticonciliare. Lo so che sono pesanti, ma non si può definire in altro modo l'idea di proclamare san Giovanni XXIII patrono dell'Esercito. Un fatto indegno, questa proclamazione, della memoria profetica di quel Pontefice». Continua a definirsi «indignato, arrabbiato» monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Bari) e presidente di Pax Christi-Italia rispetto alla «bolla», promossa dalla Congregazione per il Culto divino, che attribuisce a colui che tutti conoscono come il «Papa buono», il «Papa della pace», l'autore profetico della «Pacem in terris», il titolo di patrono dell'Esercito. La bolla, nel pomeriggio di oggi, in una cerimonia presso la Biblioteca Centrale di Palazzo Esercito a Roma, viene consegnata dall'ordinario militare mons. Santo Marcianò al capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Danilo Errico. L'annuncio, che aveva già suscitato un vespaio di polemiche, non vede tuttora rassegnati monsignor Ricchiuti e, con lui, numerosi altri vescovi. «Non si fa - sostiene in un colloquio con l'ANSA -, i vescovi italiani non sono stati consultati, non abbiamo saputo nulla, si è proceduto con una sorta di sotterfugio, ma che stile è? Non lo ammetto, non lo accetto». Già in un comunicato il presidente di Pax Christi aveva sottolineato l'«assurdità» del coinvolgimento di papa Roncalli, colui che denunciò ogni guerra, il Papa che con la «Pacem in terris» mise in archivio il concetto di «guerra giusta», come patrono dell'Esercito solo per il fatto di essere stato da giovane cappellano nella sanità militare, all'epoca della «Grande guerra». «Quello che più ci rammarica - dice ora - è che questa decisione è stata assunta senza che se ne sapesse nulla. Ho contattato molti vescovi e tutti mi hanno detto la stessa cosa, hanno condiviso con me la contrarietà. Non è bello questo modo di fare. Siamo dispiaciuti, amareggiati». In particolare per il movimento presieduto da Ricchiuti, «con lo sforzo per la pace, per il disarmo, in favore dei corpi non violenti, non armati, la continua ricerca di altre vie, altre strade rispetto ai conflitti armati» vedere che una figura di riferimento come papa Roncalli venga legata alle Forze Armate resta un fatto inaccettabile. E ieri, anche figure del cattolicesimo in politica come Pierluigi Castagnetti hanno espresso il dubbio: «Ma il Papa lo sa?». «A questo domanda non so rispondere», dice Ricchiuti. Però il vescovo intende interpellare il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Ma c'è ancora margine perché si possa tornare indietro rispetto alla decisione? «La consegna della bolla non segna un passo irreversibile - spiega - manca ancora l'ufficialità liturgica, che dev'essere proclamata in un rito. In attesa di quel giorno speriamo che si alzino anche altre voci affinché non si faccia questo passo».