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11 Luglio

Oggi, ma nel 2001, a Bari, in strada Amendoni, Leonardo "Dino" Ungredda, killer del clan malavitoso capeggiato da Tonino Capriati, ufficialmente dipendente di un negozio di detersivi di via Piccinni, sparava con una pistola calibro 7,65 uccidendo per errore Michele Fazio di 16 anni (nella foto, la targa commemorativa apposta sopra il luogo del delitto dai commercianti di Bari vecchia, accanto a una edicola votiva). L'obiettivo era Giuseppe De Felice "il napoletano", appartenente alla cosca rivale Strisciuglio, ed era stato scelto per vendicare la morte di Francesco Capriati "Pomodoro", nipote del boss di zona San Pietro, ammazzato dieci giorni prima, in via Imbriani, proprio davanti alla pescheria dello zio. L'assassino verrà arrestato nell'operazione "capra selvaggia", volta a fare almeno in parte pulizia dei Capriati, ma poi rilasciato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. Nessuno, pur sapendolo, e pur essendoci stati testimoni dell'omicidio Fazio, aveva denunciato Ungreddu come sicario, benché involontario, del giovane Michele. Dino verrà freddato il 19 agosto 2003, a 22 anni, sempre nell'ambito del nuovo inasprimento della annosa guerra tra fazioni avverse, come ulteriore regolamento di conti. La prematura scomparsa di Fazio verrà ricordata ogni anno dalle istituzioni, soprattutto Comune e Regione, insieme al presidio territoriale dell'associazione di lotta contro le mafie Libera.

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