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11 maggio

Oggi, ma nel 1961, a Sarnico di Bergamo, i carabinieri in tenuta antisommossa sedavano la rivolta operaia scoppiata davanti allo stabilimento della Manifattura Sebina (nella foto una veduta aerea) di Umberto Ravasio sparando colpi di pistola calibro 9 ad altezza d'uomo. Nello scontro a fuoco veniva colpito mortalmente in fronte l'operaio disoccupato Mario Savoldi di 30 anni che era andato davanti ai cancelli per parlare con la fidanzata, dipendente dello stabilimento, che avrebbe dovuto sposare due mesi dopo. Altre 7 persone delle maestranze venivano ferite. La manifestazione era la risposta operaia contro la serrata imposta dalla proprietà dopo la rottura delle trattative sindacali. Asserragliati fuori dalla fabbrica c'erano rappresentanti, oltre che di Cgil, Cisl e Uil, del Pci, del Psi e della Dc. Ma anche l'Azione cattolica e i commercianti della zona avevano voluto esprimere la loro solidarietà ai 700 dipendenti Sebina a rischio impiego. L'agitazione si inseriva nel più ampio quadro di problemi occupazionali che interessavano nel circondario soprattutto le aziende Dalmine di Bergamo, Lamiset di Boltiere, Conchiglia di Bolgare, Germani di Seriate e Gres di Sorisole. I "fatti di Sarnico" e "l'omicidio di Stato" Savoldi alimenteranno la tensione politica nazionale dei giorni successivi e verranno discussi alla Camera dei deputati nella seduta del 23 maggio successivo.