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13 Aprile

Oggi, ma nel 1966, veniva pubblicata sul settimanale Gente l'intervista al cardinale Alfredo Ottaviani, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, nella quale veniva anche precisata la posizione della Chiesa cattolica nei confronti del comunismo e del relativo divieto papale di simpatizzarvi a pena della scomunica latae sententiae. Ottaviani (nella foto, a sinistra di papa Paolo VI), romano, classe 1890, fatto cardinale il 12 gennaio 1953 da papa Pio XII, rigoroso difensore della tradizione, forte oppositore delle tendenze riformistiche della Chiesa a tal punto che amasse autodefinirsi "carabiniere dell'ortodossia", era di fatto l'uomo più potente della santa sede dopo il pontefice. Il suo intervento sulla stampa si era reso necessario per puntualizzare il disallineamento della Chiesa dopo la decisione di Pio XII del 1949 di procedere alla scomunica dei seguaci del comunismo. Veniva spiegato che per essere scomunicati non bastasse essere iscritti al Pci o votarlo, ma occorresse professare stretta osservanza del marxismo. Il porporato chiariva anche come con la decisione del 7 dicembre 1965 Paolo VI avesse di fatto avviato la riforma del sant'uffizio. E inoltre annunciava che dopo quattro secoli di fatto perdesse efficacia l'indice dei libri proibiti. Per il ruolo ricoperto, Ottaviani, dopo la morte nel 1979, verrà sepolto nella chiesa di San Salvatore in ossibus: luogo di culto dove viene simboleggiato il confine tra lo Stato italiano e quello vaticano.

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