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16 Maggio

Oggi, ma nel 1985, a Verona, Wladimiro "Miro" Panizza del team Ariostea, diretto da Giorgio Vannucci, partiva tra i 180 concorrenti schierati al via, per il suo 18° Giro d'Italia di ciclismo. Classe 1945, da Fagnano Olona di Varese, col nome di battesimo di Lenin scelto dal padre comunista e partigiano, connotato come scalatore e gregario, 1.60 centimetri di statura per 50 chilogrammi di peso, soprannominato "la roccia" (anche se morirà a 57 anni per problemi di cuore), aveva quasi 40 anni ed era alla 19ma stagione da professionista e appunto da quando era diventato "pro" nel 1967 (Giro con partenza a Treviglio) aveva saltato una sola edizione della corsa rosa, quella del 1968. Il suo resterà un record. Chiuderà la gara il 9 giugno successivo, a Lucca, in ventottesima posizione. Poi si ritirerà. Tra il 1980 e il 1981, aveva gareggiato con la divisa della squadra sponsorizzata dalla Gis gelati (nella foto) di Giulianova presieduta da Pietro Scibilia. La sua impresa più importante resterà la conquista della maglia rosa a Roccaraso, nella tappa del 30 maggio 1980 partita da Foggia, nel Giro di quell'anno. Aveva mantenuto la posizione di leader della gara per cinque tappe prima di doversi arrendere davanti alla superiorità di Bernard Hinault detto "il tasso" e accontentarsi, il 7 giugno 1980, a Milano, del secondo gradino del podio giungendo a 5 minuti e 43 secondi dal campione francese dopo 4.025 chilometri passati a rincorrersi. Quel risultato che aveva emozionato l'Italia verrà raccontato nel libro di Andrea Bacci, «Il sogno interrotto di Miro Panizza», pubblicato dalla Ediciclo nel 2008.

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