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17 Agosto

Oggi, ma nel 1990, a San Martino di Castrozza, in provincia di Trento, veniva assassinata Maria Luisa De Cia (nella foto), di 29 anni. Rimarrà un omicidio senza un colpevole assicurato alla giustizia. La prima archiviazione sarà del 1993. Nel 2011 il caso verrà riaperto, per la comparsa, per la prima volta, di un indiziato di Montebelluna, ma porterà nuovamente a un nulla di fatto, per insufficienza di prove. Il cadavere della ragioniera, residente a Cornuda di Treviso, impiegata in una azienda nella stessa città, iscritta alla facoltà di Scienze politiche dell'università di Padova, fidanzata con Mauro Bozzetto, procuratore legale di 30 anni, era stato ritrovato lungo il sentiero 713 diretto al rifugio Velo della Madonna. Era denudata dalla cintola in giù, mostrava i segni di una violenza sessuale, aveva il cranio fracassato e infilato in un sacchetto di plastica. Ma erano stratagemmi per depistare forze dell'ordine e magistratura. Anche approfittando della convinzione popolare che la zona fosse battuta da un maniaco seriale. Prima le era stato sparato un colpo, mortale, di piccolo calibro, alla tempia sinistra, di striscio, con una pistola tipo scacciacani modificata artigianalmente. Un'esecuzione compiuta con maestria da professionista. La vittima era partita, il giorno precedente, a bordo della sua Fiat Panda rossa dalla casa di villeggiatura dei genitori, a Sorriva di Sovramonte (Belluno), per un'escursione in montagna al Primiero, a 2358 metri d'altezza. Lo aveva lasciato scritto lei in un biglietto. Il delitto verrà accomunato ad altri, compiuti nella zona e in quel di Belluno, dal cosiddetto killer dei boschi. Ma anche su questo dettaglio non si arriverà ad avere alcuna certezza.

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