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18 Settembre

Oggi, ma nel 1944, a Roma, fuori dal palazzo di giustizia, veniva linciato dalla folla inferocita Donato Carretta, ex direttore del penitenziario romano di Regina Coeli fino alla Liberazione. Carretta era in tribunale come teste durante il processo, previsto per il 18 settembre (e che di fatto neppure iniziò) contro Pietro Caruso, ex questore capitolino. Il clima era tesissimo perché Caruso era ritenuto il responsabile della compilazione della lista, poi fornita ad Herbert Kappler, dei nomi da giustiziare alle Fosse Ardeatine da parte dei nazisti come ritorsione per l'attentato di via Rasella. Carretta era stato additato e riconosciuto da una donna, Maria Ricottini, presente in aula, dove l'ingresso era ad invito. Poi era stato picchiato e trascinaro fuori dall'edificio, quindi fatto stendere sui binari del tram. Ma il conduttore del mezzo, Angelo Salvatori, si era rifiutato di investirlo (e verrà picchiato al grido «morte al fascista» fino a quando non mostrerà la sua tessera d'iscrizione al Partito comunista italiano), come chiesto insistentemente dalla gente. Quindi Carretta fu malmenato ancora e gettato nel Tevere dal ponte Cavour. Mentre tentava di nuotare fu finito a colpi di remi in testa. Poi il cadavere, recuperato al ponte Sant'Angelo, fu portato davanti al "suo" carcere e appeso (nella foto) a testa in giù alle inferriate: affinché tutti potessero ammirare la giustizia sommaria del popolo.

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