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19 Agosto

Oggi, ma nel 1949, al Passo di Rigano, in località Bellolampo di Palermo, lungo la strada provinciale 1, l'autoblindato Fiat 666 che trasportava 18 militari del 12° battaglione mobile dei carabinieri, proveniente dalla caserma Calatafimi di Palermo, saltava sopra la mina anticarro piazzata dal bandito Salvatore Giuliano. Nell'agguato morivano 7 rappresentanti dell'Arma e ne restavano feriti altri 11. Le vittime (nella foto, le bare durante il funerale di Stato in cattedrale a Palermo) erano: Giovanni Battista Aloe, di 22 anni, di Cosenza; Armando Loddo, di 21, di Reggio Calabria; Sergio Mancini, di 26, di Roma; Pasquale Marcone, di 29, di Napoli, il più grande d'età; Gabriele Palandrano, di 23, di Ascoli Piceno; Antonio Pabusa, di 23, di Cagliari; Ilario Russo, di 21 appena compiuti, di Caserta, il più giovane, che morirà in ospedale nel capoluogo siciliano il giorno successivo. La caserma dei carabinieri distaccata di Bellolampo era stata aggredita, poche ore prima, dagli uomini del "re di Montelepre" proprio per scatenare l'invio di rinforzi, 60 carabinieri, da Palermo e riuscire a colpire uno dei mezzi del convoglio totalizzando il maggior numero di cadaveri in divisa. La stessa caserma isolata, il 26 dicembre 1945, era stata distrutta, sempre da "Turiddu" in qualità di colonnello dell'Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia, la formazione clandestina paramilitare creata nel febbraio '45 a Catania da Antonio Canepa. La mattanza di Bellolampo causerà, sette giorni dopo, come reazione del governo nazionale, la soppressione dell'ispettorato generale di pubblica sicurezza per la Sicilia e la nascita del comando forze di repressione del banditismo, affidato al colonnello Ugo Luca. Lo stesso alto ufficiale che sarà comunque coinvolto nel frangente dell'omicidio, misterioso, di Giuliano, del 5 luglio 1950, a Castelvetrano.

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