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19 ottobre

Oggi, ma nel 1944, a Palermo, in via Bernardino Maqueda, davanti a Palazzo Comitini, sede del comando alleato e della prefettura, 21 militari del 139° reggimento fanteria Bari del regio Esercito, comandati dal sottotenente Calogero Lo Sardo, classe 1917, sparavano contro i manifestanti disarmati e lanciavano due bombe a mano per sedare la protesta contro il carovita. Nello scontro morivano 26 civili, due dei quali Carlo Monti e Cataldo Natale, di 34 e 35 anni, in sede giudiziaria non verranno riconosciuti come vittime ufficiali della strage del pane, e 158 feriti.

La reazione popolare alla mattanza sarà clamorosa. I partiti considerati riformisti si schiereranno in favore dei lavoratori (nella foto la prima pagina con il titolo d'apertura del settimanale del Partito socialista italiano "La voce socialista" del 21 ottobre successivo, stampato nel capoluogo siciliano). Nel processo del 20-22 febbraio 1947, nel tribunale militare di Taranto, i 21 militari, deputati a conservare l'ordine pubblico, verranno di fatto assolti perché la strage verrà fatta passare solo per un «eccesso colposo nell'utilizzo legittimo delle armi». Ovvero legittima difesa. Non ci sarà neanche il processo d'appello e, il 4 giugno 1947, la sentenza assolutoria passerà in giudicato: senza alcun colpevole a scontare un giorno di carcere.

Tra le vittime che acclamavano solo del cibo la più giovane era Salvatore Grifati, di 9 anni, e la più anziana era Giacomo Venturelli, di 70. Le uniche due donne erano Cristina Parriello, di 61 anni, e Anna Pecoraro, di 37. In occasione del 50° anniversario del fatto di sangue la presidenza della Provincia regionale di Palermo, con sede proprio in Palazzo Comitini, apporrà una lapide commemorativa con i nominativi delle 24 vittime ufficiali, nell'atrio, accogliendo così la proposta avanzata dello storico Lino Buscemi.