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2 marzo

Oggi, ma nel 1977, a Roma, la squadra mobile della polizia arrestava Fausto Pellegrinetti, di 35 anni, rifugiatosi in un appartamento sull'Aurelia. Il 6 gennaio precedente erano stati catturati i fratelli, Giuliano e Alessandro, di 30 e 31 anni. Era ritenuto coinvolto, insieme al clan dei Marsigliesi, in una serie di sequestri di persona avvenuti nella capitale. Il più noto era quello del 10 giugno 1975 ai danni di Amedeo Maria Ortolani, presidente della Voxson e figlio di Umberto, proprietario dell'agenzia di stampa Stefani e legato alla loggia massonica deviata P2 di Licio Gelli. Rapimento che si riterrà, anche secondo la testimonianza di Antonio Mancini ex della banda della Magliana, una montatura voluta dallo stesso Umberto Ortolani per allontanare da lui i sospetti sui contatti di malaffare. Stando alle ipotesi investigative, figuravano fra gli altri sequestri dell'Urbe riconducibili a Fausto Pellegrinetti, ritenuto la mente del gruppo composto anche dai fratelli, quelli di: Marina D'Alessio, Alfredo Danesi, Fabrizio Andreuzzi, Angelina Ziaco, Giuseppe Lucchini. Pellegrinetti fuggirà il 22 ottobre 1993 dalla clinica romana Belvedere Mondello dove era ai domiciliari. Poi dopo alcuni anni di traversie, segnati soprattutto dal commercio internazionale di cocaina, tornerà a far parlare dei suoi crimini quando verrà acciuffato nuovamente il 21 gennaio 2018 ad Alicante in Spagna a 76 anni (nella foto all'arrivo all'aeroporto di Fiumicino dopo la concessione dell'estradizione) dopo un latitanza iniziata nel 2003 e con una condanna a 13 anni di carcere proprio per narcotraffico sulle spalle.