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20 Maggio

Oggi, ma nel 1829, a Tebe, l'archeologo Ippolito Rossellini di Pisa, classe 1800, scopriva la tomba intatta e inviolata di Tjesraperet (nella foto, il sarcofago in legno conservato a Firenze), nutrice della figlia del faraone nubiano Taharqua della XXV dinastia regnante dal 690 al 664 avanti Cristo, anno della morte. La spedizione franco-toscana in Egitto e Nubia era partita da Tolone, nel luglio 1828, e si chiuderà a Livorno nel novembre 1829 dopo 15 mesi. Era finanziata dal re dei francesi Carlo X di Borbone e dal granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo-Lorena. Oltre a Rossellini, che verrà ritenuto il padre dell'Egittologia italiana, alla testa del gruppo di esperti e studiosi c'era il francese Jean Francois Champollion di Figeac, del 1790, che per primo nel 1822 era stato in grado di decifrare i geroglifici e per questo verrà ritenuto il fondatore dell'Egittologia mondiale. Tutti i "tesori" rinvenuti verranno suddivisi equamente tra Rossellini e Champollion e andranno a costituire i due nuclei di base dei padiglioni egizi del museo del Louvre di Parigi e di quello archeologico nazionale di Firenze. Solo a Rossellini spetteranno 2mila reperti.

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