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22 ottobre

Oggi, ma nel 1867, a Roma, i rivoluzionari Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti mettevano a segno l'attentato dinamitardo contro la caserma "Serristori" delle guardie pontificie (nella foto: particolare delle macerie dopo lo scoppio). L'atto terroristico veniva compiuto introducendo due barili di polvere da sparo nel magazzino del palazzo, voluto nel 1565 da Averardo Serristori in via Cavalieri del Santo sepolcro e acquistato dalla Camera apostolica nel 1821, grazie alla complicità di alcuni zuavi del Papa-re Pio IX corrotti. Nell'esplosione morivano 25 militari vaticani (16 italiani e 9 francesi), dei quali 9 erano componenti della banda musicale, oltre a due civili: Francesco Ferri e la figlioletta Rosa che erano di passaggio. Monti, classe 1835 di Moresco, e Tognetti, nato nel 1844 nella Capitale, entrambi muratori, verranno catturati il 24 ottobre 1868, processati, condannati e giustiziati in via dei Cerchi esattamente un mese dopo. La loro esecuzione capitale, realizzata dal boia Mastro Titta, sarà l'ultima effettuata con la ghigliottina nell'Urbe. La loro azione rientrava nel disegno di protesta armata per l'annessione della Città eterna all'Italia e sarà preparatoria alla battaglia di Mentana, del 3 novembre di quell'anno, dei volontari garibaldini contro le truppe del Vaticano appoggiate dalla Francia. Il poeta Giosuè Carducci eternerà l'atto politico dei due in "Per Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti martiri del diritto italiano", pubblicato nel libro I della raccolta «Giambi ed epodi» del 1882.