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26 aprile

Oggi, ma nel 1963, a Cinisi, la mafia faceva esplodere col tritolo l'Alfa Romeo Giulietta (nella foto) di Cesare Manzella, capo mandamento della zona del palermitano attivo dal secondo dopoguerra, uccidendolo. Manzella, classe 1897, proprietario di una importante piantagione di cedri, boss del contrabbando di sigarette e del traffico di eroina, alleato di peso della famiglia Greco, attivo, oltre che a Cinisi, nel circondario di Carini, Torretta, Terrasini, Partinico, Borgetto e Camporeale, era lo zio di Peppino Impastato, militante di Democrazia Proletaria. Il fervore contro Cosa nostra di quello che diverrà il fondatore di radio Aut nella Cinisi del 1977, deriverà molto dall'omicidio dello zio. Sarà lo stesso Impastato a sottolinearlo: quell'episodio, verificatosi quando lui era quindicenne, influenzerà le scelte che lo condurranno a diventare un baluardo della lotta alla mafia, ma che lo porteranno anche ad essere assassinato proprio da questa il 9 maggio 1978. Il posto di Manzella, come nuovo capo della famiglia mafiosa di Cinisi, verrà preso da Gaetano Badalamenti, classe 1923, che nel 1987 verrà condannato a 45 anni di carcere dalla magistratura statunitense per la tristemente nota "Pizza connection": il traffico di droga dal valore di 1,65 miliardi di dollari del periodo tra il 1975 e il 1984 chiamato così perché utilizzerà una rete di pizzerie come punti di distribuzione e spaccio. Sarà anche lo stesso "don Tano" ad ordinare l'eliminazione di Impastato (e questo gli aggiungerà un ergastolo alle varie pene) che dalla sua trasmissione radiofonica aveva denunciato le attività illecite di Badalamenti.