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29 Gennaio

Oggi, ma nel 1937, ad Anzio, durante lo scavo effettuato per conto del genio civile per sistemare un tubo di sbocco dell'acqua al mare, proprio davanti alla sede Italcable, sulla litoranea diretta ad Ardea, gli operai trovavano, a 70 centimetri sotto terra, la statua che diverrà nota come l'Apollo di Anzio (nella foto, un particolare). Verrà acquisita e conservata nel Museo nazionale romano (dal 1981, nella sede di Palazzo Massimo alle terme, a Roma, acquistata in quell'anno dallo Stato e fino al 1960 collegio dei gesuiti). Si trattava di una copia romana, di autore ignoto, in marmo, del I secolo dopo Cristo, dell'originale greco in bronzo del IV secolo avanti Cristo ritenuto appartenente alla scuola di Prassitele di Atene: uno dei giganti della scultura ellenica insieme a Skopas e a Lisippo. La statua, alta 186 centimetri, raffigurante l'Apollo nudo, con i capelli ondulati, fu rinvenuta senza la mano sinistra e i piedi, priva sia del basamento che dell'arco che originariamente impugnasse. Il recupero avvenne in una zona fuori dal centro della cittadina natale dell'imperatore Nerone identificata come area funeraria.

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