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3 marzo

Oggi, ma nel 1963, a Roma, i carabinieri arrestavano Felice Ippolito (nella foto), direttore generale del Cnen, il Comitato nazionale per l'energia nucleare che nel 1982 diverrà Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. Le accuse erano di: peculato, falso in atti pubblici, abuso d'ufficio e interesse privato in atti d'ufficio. Gli venivano contestati anche l'utilizzo per spostamenti privati, a Cortina d'Ampezzo, di una camionetta del Cnen e di aver regalato valigette di similpelle ai giornalisti in occasione di un evento di promozione del Cnen. All'ingegnere partenopeo, già titolare della cattedra di Geologia applicata all'università di Napoli, principale attore dell'istituzione per il progresso del nucleare in Italia dal 1952 quando si chiamava Cnrn, Comitato nucleare per le ricerche, si era giunti per cercare di arrestare l'ascesa di Emilio Colombo, notabile della destra democristiana, superiore di Ippolito come presidente Cnen. Ma stoppare Ippolito, classe 1915, significava anche lasciare campo libero alla politica del petrolio a discapito delle fonti energetiche alternative. A lanciare la campagna di stampa che darà luogo all'inchiesta della magistratura contro le presunte irregolarità amministrative di Ippolito, esponente radicale dal 1952, era stato il socialdemocratico Giuseppe Saragat che poi, da presidente della Repubblica (lo diverrà il 29 dicembre di quell'anno) gli concederà la grazia. Ma quando arriverà il provvedimento dal Quirinale Ippolito sarà nel carcere di Regina Coeli già da due anni e con una condanna a undici da scontare.