#TODAY

4 Luglio

Oggi, ma nel 1986, a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, in via Caravelli, i sicari del clan del camorrista Valentino Gionta uccidevano a colpi di pistola l'imprenditore edile Luigi Staiano, di 35 anni, che si era ribellato al racket del pizzo. Era il primo in zona a essersi rivolto alla polizia e ad aver presentato una denuncia in questura per non essere più vittima dell'estorsione. Lasciava la moglie Angela Villani e la figlioletta Fabiola di 3 anni. Gli esecutori dell'omicidio, che avevano agito col volto coperto dai caschi da motociclista, non verranno identificati. Nel 2017, l'amministrazione municipale di Torre Annunziata gli intitolerà una via. La morte di Staiano verrà associata nel ricordo collettivo a quella dell'imprenditore Raffaele Pastore che, sempre a Torre Annunziata, verrà freddato nel suo negozio di mangimi, in via Carminiello, il 23 novembre 1996. Anche Pastore si era rivolto alla polizia, due anni prima dell'agguato mortale, per tentare di emanciparsi dalle usuali richieste di pagamento avanzate dei camorristi. Nell'assalto verrà ferita anche la madre Antonietta Auricchio, 66 anni, che era nel negozio. Pastore lascerà la moglie Beatrice Federico e due figli. Anche nel suo caso, gli assassini avevano il viso occultato, ma da un passamontagna, e rimarranno impuniti. A Staiano e a Pastore verrà dedicato il presidio territoriale dell'associazione di lotta contro le mafie Libera, fondata da don Luigi Ciotti (nella foto, durante la commemorazione del 14 maggio 2019, in piazza Ernesto Cesaro, a Torre Annunziata). Entrambe le vittime sapevano bene di essersi esposte al massimo con i loro "no" alla camorra, reiterati nel rifiuto di ritirare le denunce nonostante le minacce, ed erano consapevoli che avrebbero pagato con la vita la loro opposizione a una consuetudine talmente radicata da essere considerata "normale" anche dalla maggior parte della cittadinanza.

@RIPRODUZIONE RISERVATA