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4 Ottobre

Oggi, ma nel 1987, a Roma, Papa Giovanni Paolo II beatificava Antonia Mesina di Orgosolo, in provincia di Nuoro, come «martire della purezza». Il processo di canonizzazione era stato avviato, il 22 settembre 1978, dal pontefice Giovanni Paolo I.

La Mesina era stata ammazzata, il 17 maggio 1935, con 74 colpi di pietra che le avevano fracassato il cranio e l'avevano sfigurata, dal compaesano Ignazio Catgiu, di 21 anni, in località Ovadduthai di Orgosolo, mentre, a 16 anni, era intenta a raccogliere legna per il fuoco. Era laica ed era cresciuta attivamente nell'Azione cattolica. Come già era accaduto alla più nota Santa Maria Goretti -uccisa a 11 anni, il 6 luglio 1902, a Nettuno di Roma, per mano del vicino di casa Alessandro Serenelli- aveva pagato con la vita la sua opposizione al tentativo di violenza sessuale.

Il killer Catgiu verrà condannato a morte, il 27 aprile 1937, e poi fucilato, il 5 agosto 1937, a Pratosardo di Nuoro. Le spoglie della beata (nella foto) verranno conservate ed esposte nella cripta della chiesa parrocchiale di Orgosolo, non distante dalla casa natale, in una teca con allestimento in abito tradizionale della zona simile a quello indossato il giorno della morte.