Elogio della rabbia

Questa mattina mi sono svegliata così. Arrabbiata. Una profonda e caldissima rabbia che mi sale dallo stomaco per stringersi alla gola. L'hanno capito subito le poche persone che ho incrociato in queste ore, e io non ho fatto niente per nasconderlo. Un atteggiamento insolito per me che faccio del buonumore una costante di vita. Ma questa mattina è diverso.

Di motivi per essere arrabbiati ce ne sono molti. Assistiamo inermi (o quasi) a tante di quelle brutture ed epocali tragedie che la metà basta per far incazzare chiunque abbia un po' di sale in zucca. Ma sono le stesse brutture di ieri. Eppure la mia rabbia oggi è enorme.

Non sarò ipocrita con voi. Questa mattina sono arrabbiata contro qualcosa che mi riguarda (lo so che non si dice ma chissenefrega). Non sono la politica, la crisi, né le battaglie civili ad angosciarmi. Questa mattina ce l'ho con le mie personali sconfitte, con i soprusi subiti dai vigliacchi, con chi mi ha guardato in faccia e ha provato a zittirmi, con chi mi ha messa da parte in nome del padrino di turno e chi (sono i peggiori) mi ha spinta verso il basso con finta delicatezza, nel tentativo di vedermi affogare. Sento una rabbia che non mi fa vedere che loro. E li ripasso nella mia testa, uno ad uno. Sono mediamente piccoli uomini (e donne) meschini, paggetti del potere, figli fratelli o nipoti di qualcuno che ha costruito per loro una vita al sicuro. In gran parte, gente che ha paura di sentirsi inferiore e vive in difesa del proprio status. E purtroppo ci riesce.

Penso a loro e mi viene da piangere per la rabbia. Penso a loro. Hanno nomi e cognomi e volti da combattere. Ma hanno già vinto. Masticano e ingoiano la vita degli altri, le capacità, l'affermazione altrui, in nome del dio dell'incompetenza che venerano e da cui vengono saziati.

Questa mattina non mi va di vedere il bello (e ce n'è tanto) della mia vita. Né di sentire le prediche sui mali del mondo, su chi (e me ne scuso) combatte battaglie contro mostri ben più grandi. Sto così. Sento la rabbia e per la prima volta nella mia vita non mi va di reprimerla. Non voglio superarla. Oggi me la vivo. E me la vivo un po' anche per chi non ha la forza di arrabbiarsi.

Dicono che sia un cattivo sentimento la rabbia. Un'emozione da demonizzare. Ma forse non è altro che una compagna di viaggio sincera. Ci ricorda che siamo vivi, e che la guerra non è finita.