HO FATTO UN SOGNO

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Stanotte ho fatto un sogno: un territorio incontaminato che in pochi chilometri spazia da spiagge di sabbia dorate a cime innevate eterne, una campagna faticata dove la biodiversità di cui si parla è un gesto agito e non solo esibito, la vite che insegue gli olivi, il seminativo e gli ortaggi, animali al pascolo, liberi e bradi. Qui e li un succedersi di paesini incastonati intorno a vecchi campanili, eremi scolpiti nella roccia, abbazie romaniche e chiese affacciate sul mare.

Un luogo famoso nello stivale, per la sua qualità di vita, per l’aderenza alle tradizioni, per il verde incessante che si staglia tra mare e cielo. Che vola di bocca in bocca, per vacanze che sanno in poco tempo e pochi chilometri condensare una varietà di emozioni uniche e appaganti: grandi vini, grandi piatti, grandi ristoranti, grandi scorci, insomma grande bellezza.

Poi mi sono svegliato e ho pensato, diamine è l’Abruzzo! Poi ho preso il telefono e visto che oggi è il primo aprile e le cose si sono messe nell’ordine giusto.

Questo posto c’è, ed io lo batto frequentemente e mi beo di tutta questa bellezza. Dovrebbe essere famoso nel mondo, come la Toscana o la Puglia degli ultimi anni, dovrebbe essere meta ambita e apprezzata per i turisti internazionali che vengono nel belpaese per lo stile di vita italiano, dovrebbe… invece non lo è!

Ecco su questo si dovrebbe ragionare, ma tutti assieme, spalla a spalla, mondo produttivo, intellettuali e istituzioni: l’enogastronomico è una possibilità reale di futuro per questa regione, se poi viene affiancata al turismo, di cui è il volano straordinario, diventa un’occasione straordinaria. C’è già tutto, non bisogna aggiungere nulla. allora perché non è famoso, perché il suo nome non vola di bocca in bocca, perché il sole 24h quando pubblica la cartina dei prodotti dell’expo 2015 si dimentica della 5 regione italiana per produzione vinicola?

Manca il racconto, la capacità che noi abruzzesi dovremmo sviluppare di fare una narrazione unica. Non più le meraviglie dei vini da uve montepulciano, l’eccezionalità dei pecorini di pascolo, l’efficacia dell’arrosticino o le grandi tavole che ancora profumano di tradizione. Ma un unico grande romanzo popolare che sappia narrare questo patrimonio straordinario di unicità e quotidiana qualità. Invece noi continuiamo a elencare singoli pezzettini, mai coordinati tra loro e nel mondo quando ci chiedono cos’è l’Abruzzo, rispondiamo: hai presente Roma? Dall’altra parte! Poco imposta che in quei 100 chilometri e quella montagna che ci separa cambia tutto: clima, paesaggio, cultura, che volete che sia? Un dettaglio inutile… Ma un dettaglio che fino a quando non sarà colmato ci imprigiona in un ruolo sussidiario e rinunciatario.

Buon 1 aprile!

Ciao A