TURNO DI NOTTE

Il ritorno della figlia smarrita sul treno

Salire su un treno è sempre perdere una parte di noi stessi, lasciare sulla banchina della stazione un pezzo di presente e di passato. I treni sono luoghi in cui si celebra la cerimonia degli addii. Il filo che tiene insieme le nostre vite può spezzarsi mentre siamo cullati dal rassicurante mantra di un treno in movimento. È accaduto a una coppia della Bielorussia, Viktor e Lyudmila Moiseenko, che, su un treno che viaggiava da Minsk ad Asipovichy, vent’anni fa, perse la figlia. Il padre si addormentò e, al risveglio, si accorse che la figlia era sparita dallo scompartimento. Aveva quattro anni la bambina e si chiamava Yulia.

Nei giorni scorsi, quella bambina, che oggi ha 24 anni, ha rintracciato i suoi genitori grazie al fidanzato che ha fatto una ricerca su Internet. «Per giorni abbiamo continuato a prendere tutti i treni che da Minsk conducevano a Asipovichy, per poi fare anche il percorso inverso», hanno raccontato i genitori dopo aver riabbracciato la figlia. «Abbiamo chiesto a tutti i passeggeri se qualcuno avesse per caso visto Yulia, abbiamo controllato nei negozi, nelle case disabitate, abbiamo fatto di tutto».

I treni di Viktor e Lyudmila somigliano a quello crudele di una poesia di Marina Cvetaeva: «È quello che non lascia tracce/ il treno a cui non uno arriva in tempo…». Il treno, scrive la poetessa russa, «ignoto a tutti i calendari».

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