CARTA MONDO

Intelligenza e cervelli storti

Stiamo diventando tutti più stupidi? Sembrerebbe di sì, stando a una ricerca della Vrije universiteit di Bruxelles, riportata da New Scientist, secondo la quale dal 1975 il QI, il quoziente intellettivo medio sta diminuendo nei paesi più avanzati a un ritmo di 7-10 punti per secolo. Due le spiegazioni: le donne con QI più alto tenderebbero a fare meno figli, e l’aumento degli ultra sessantenni abbasserebbe i risultati medi dei test. Se la cosa fosse vera (gli stessi ricercatori ci vanno con i piedi di piombo, forse per non passare da stupidi) sarebbe un colpo all’idea ingenuamente evoluzionista che l’umanità sia destinata a migliorare sia dal punto di vista delle condizioni materiali che delle capacità intellettuali. Ma la cosa non è così semplice: non c’è cosa più duttile e sfuggente dell’intelligenza e la ricerca belga potrebbe essere presto smentita. Lo psicologo Howard Gardner distingue ben nove forme di intelligenza, da quella linguistica a quella esistenziale, ed è difficile pensare che uno stesso individuo le possieda tutte e nove in misura sufficiente (per esempio, si può essere musicalmente molto intelligenti ma essere completamente asociali perché difetta l’intelligenza interpersonale). Allora, più che della stupidità, dovremmo preoccuparci dei “cervelli storti”, come li chiamava Voltaire nel suo Dizionario filosofico: “Cervelli abbastanza lucidi nel giudicare le piccole cose, ma assolutamente ottenebrati nei riguardi di quelle importanti”. La lettura mattutina dei giornali e soprattutto dei social valga da esempio.