Jerry Lewis a Paganica, paese originario della prima moglie

TURNO DI NOTTE

Jerry Lewis e le nostre passioni infantili

Crescendo ci capita di nascondere agli altri, per una forma di mal riposto pudore, alcune nostre passioni infantili. Collezioni incompiute di monete e francobolli, albi di avventure a fumetti, barattoli di biglie e tappi di bottiglie sono i piccoli tesori inconfessabili che sottraiamo agli occhi anche di coloro che amiamo, a volte solo per timore di essere giudicati. Ne abbiamo paura anche noi stessi, come se in quegli oggetti sepolti nella memoria intravvedessimo gli indizi di una persona così radicalmente diversa rispetto a ciò che siamo diventati da ritrarcene con la paura che incute una divinità sconosciuta. Alcuni di questi idoli infantili resistono, tuttavia, a questa repulsione e li portiamo con noi, nel tempo, senza accenno di rimorso retroattivo. E’ il caso di un comico come Jerry Lewis. La sua morte, domenica scorsa, è stata come una botola che si è aperta sotto i nostri piedi. Siamo precipitati indietro negli anni fino ai giorni in cui le sue smorfie e le sue movenze da burattino impazzito ci facevano ridere e pensare che la sua incompatibilità con le leggi del mondo fosse anche la nostra. Che, insomma, quel bambino mai cresciuto fosse un destino che ci attendeva da adulti: un’incongruità con i meccanismi di quella che, per mancanza di più adatti sinonimi, chiamiamo vita.

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