L'Aquila, parte la sfida a Bertolaso

Sono appena tornato a casa. Ho trascorso quasi l'intero pomeriggio al Parco del Castello, all'Aquila. Migliaia di persone si sono incontrate per chiedere “Verità” sull'operazione “mediatica” imbastita dall'allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso tesa a rassicurare gli aquilani fortemente preoccupati per uno sciame sismico che andava avanti da sei mesi. E' stato un bel pomeriggio in cui la memoria delle 309 vittime e la voglia di battersi per raggiungere l'obiettivo di fare luce su quella che è stata definita una “strage di Stato” si sono unite in un momento corale nel quale molti aquilani _ e non solo i parenti delle vittime _ hanno avuto modo di riflettere e prendere coscienza che il 31 marzo del 2009 L'Aquila è stata oggetto di un “raggiro” che oggi _ anche dentro i processi _ si cerca di nascondere a tutti i costi. Ieri davanti anche a personaggi delle istituzioni _ fra cui il vicesindaco Nicola Trifuoggi e altri assessori comunali _ è partita innanzitutto una sfida a Guido Bertolaso (possibile candidato a sindaco di Roma): depositi entro il prossimo 6 aprile in tribunale un atto ufficiale per esprimere la sua precisa volontà di rinunciare alla prescrizione nel processo che lo vede imputato come “mandante” della Commissione Grandi Rischi che veicolò il messaggio rassicurante (anche se le sentenze danno la colpa al solo vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardinis). La richiesta a Bertolaso è contenuta in una lettera che è stata firmata da centinaia di aquilani e che in settimana sarà inviata all'ex capo della Protezione civile. Inoltre l'avvocato Maurizio Cora ha annunciato l'intenzione di ricorrere alla Corte europea di giustizia contro la sentenza della Cassazione che assolve (così come accaduto in Appello) sei membri della Commissione Grandi Rischi. La presenza di tanti aquilani è stato il segno che c'è ancora , almeno in una parte della cittadinanza, la consapevolezza _ come ha detto Vincenzo Vittorini _ che il capoluogo di regione non può essere ricostruito nel senso più nobile del termine se non si farà chiarezza su quello che è accaduto dal 30 marzo (giorno della telefonata “mediatica” di Bertolaso all'allora assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati) al 6 aprile 2009 periodo nel quale lo Stato di fatto abbandonò L'Aquila al suo destino salvo poi farne un palcoscenico per personaggi in cerca di telecamere. Una piccola luce di speranza quella che si è accesa ieri sera nel parco del Castello, con quelle rose bianche e rosse sulla scalinata che sono state un invito a non dimenticare. Una luce in una città che resta comunque più preoccupata di fare affari speculando sulla tragedia e con i “timonieri” che scrutano il futuro per assicurarsi rendite politiche perenni. Ma l'importante è tenere accesa quella fiammella. Anche se i venti soffiano forte.